tag:blogger.com,1999:blog-63721109835624314932024-03-13T05:51:48.751-07:00Casco bianco. Cuore neroUna serviziocivilista nel continente africanosolstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.comBlogger27125tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-66908837434169901372013-10-11T12:44:00.002-07:002013-10-30T14:09:09.918-07:00L’ABBRACCIO<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">L’aereo sta per atterrare. Mi sporgo dal finestrino.
La vista mi si offusca per le lacrime di commozione. Ma cosa faccio? Sto per
ritornare in quella terra che mi ha stregato e piango? Vabbè…troppi
ricordi….troppe emozioni all’ombra di quegli alberi, su quella terra rossastra
che fa da pista da atterraggio . Ci sono! Sono di nuovo qui! E mi sembra di non
essere mai andata via. Ho pianto tanto quel giorno di gennaio, quando non
sapevo se sarei mai più ritornata. E adesso? Le grida di benvenuto mi
raggiungono da tutti gli angoli di quella stessa strada che ora percorro a
ritroso. Incrocio quegli occhi scuri e liquidi che non vedevo più da tempo. I
piedini scalzi. I vestiti logori. I sorrisi smaglianti. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Gli scossoni dell’auto mi tengono sveglia sebbene la
cappa di calore mi provochi un po’ di sonnolenza. Non mi sembra vero. Una strana sensazione si
impadronisce di me. Avevo conservato così bene la luminosità dei colori, i
suoni della lingua, i gesti della gente che è come vivere un déjà vu.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Ad accogliermi gli amici. A stringermi le mani
quelle persone con cui sono riuscita a mantenere un legame epistolare , dal
momento che non ci sono altri mezzi di comunicazione in questo sperduto
villaggio dell’est della RDCongo. Da lontano qualcuno mi sbircia. Timido alza
una mano. Ma non è certo che sia davvero io. Nel dubbio, prosegue. E io resto
un po’ delusa.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-FvrJSPLpPEc/UnF0ox6ZDpI/AAAAAAAAAJU/I7C775Zl2Y4/s1600/DSCN8421.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="150" src="http://2.bp.blogspot.com/-FvrJSPLpPEc/UnF0ox6ZDpI/AAAAAAAAAJU/I7C775Zl2Y4/s200/DSCN8421.JPG" width="200" /></a><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Mi fermo lì sotto la veranda a chiacchierare. I miei
occhi si riappropriano degli spazi, avidi, impazienti. Ma cosa cerco ancora?
Sono qui, no? Ma poi , eccolo. Eccolo quello che non mi aspettavo ma che volevo
senza saperlo e che ha reso tutto incredibilmente NUOVO. Sono corsa fuori a
vedere passare le mucche . Alcune ragazzine della scuola elementare, dove lo
scorso anno ho tenuto un corso, mi hanno vista in mezzo al vialetto. Le ho
salutate e loro mi sono venute incontro, ma invece di stringermi la mano come è
costume salutare qui, mi hanno abbracciato!!! Si!!!! Abbracciato!! Un abbraccio
caloroso, piccolo, dolce! L’ABBRACCIO di Rungu. L’abbraccio che mi ha fatto
sentire DAVVERO a casa. Il mio cuore ha preso a battere furioso, ridevo come
una pazza, stringevo una ad una quelle bambine e ho ripreso a sentirmi viva.
Viva come non mi capitava da tempo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">È quasi una settimana che sono qui. Passeggio per
queste strade, ritrovo persone che non pensavo di rivedere. Respiro il profumo
dell’umidità tropicale, riammiro il cielo stellato con il naso all’insù.
Immagino quello che sarà, ricordando quello che è stato.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;"> La gente
continua a fermarmi per darmi il benvenuto, per dirmi Merci, per stringermi la
mano e chiedermi della famiglia, della mia collega di servizio civile, per
sorridermi. Io ricambio. Io rispondo. Io sono qui. Di nuovo. Adesso.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<br />solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-28395381612864421852013-09-21T05:57:00.000-07:002013-09-21T05:57:09.380-07:00NAKOZONGA<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Saranno le sette del pomeriggio. Sento sulla pelle
il caldo appicicaticcio della città. Sono appoggiata allo stipite della porta
di una farmacia aperta proprio di fronte all’incrocio più incasinato di Kishasa.
Il rumore del generatore di corrente piazzato fuori si confonde con la musica
congolese onnipresente. Guardo l’interno della boutique. Pile e pile di farmaci
stipati. L’odore tipico dei medicinali non manca. Guardo fuori e alla luce dei
piccoli fuocherelli ai margini della strada vedo una mamma seduta su un
gradino. Regge sulle ginocchia il suo bambino. A qualche metro di distanza un
uomo sonnecchia su una sedia di plastica. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Sono di nuovo qui. Dopo otto mesi i miei piedi
toccano il suo africano. È una bizzarra sensazione. Fino a poche ore fa ero in
Italia, persa. Adesso sono qui ed è come non essere mai andata via. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Michel finisce i suoi acquisti. Torniamo per strada.
Lo seguo a pochi passi. La gente si
accalca in gruppo. All’inizio non capisco cosa aspettino. È la prima volta che
passo di lì a piedi. Quindi la prospettiva mi è nuova. Arriva il pullmino che
funge da autobus. Ad un certo punto rischio di essere trascinata dalla folla
che si spintona per montare. Sguscio via. La polvere si solleva. Le carte e le
buste di plastica turbinano in aria con le folate di vento. Ci fermiamo a
comprare del pane. Una tinozza piena di panini. Sul bordo esposti i pezzi in
vendita. I franchi congolesi passano di mano in mano. Tiro su le buste. Seguo
le trattative. Bene. Possiamo tornare indietro. Le macchine sfrecciano. Ti
sfiorano. Triple , quadruple corsie scomposte. Portiere che si aprono. Mani che
si intrecciano. Guardo avanti a me. La penombra non mi fa sentire a mio agio. E
penso al villaggio. Penso che tutto questo non c’è. I piccoli negozietti che si
affacciano sulla strada sono illuminati a giorno. Con la musica a palla. La
gente cammina per fatti suoi. Uomini in giacca e cravatta. Donne corpose.
Venditori ambulanti. I colori attenuati dall’oscurità. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Svoltiamo a destra e come per incanto niente più
rumore. Niente più traffico. Si disperde in lontananza. Qui è ancora più buio.
Camminiamo piano. Parliamo di questa nazione che mi ospita. Contraddizioni.
Speranze. Scoperte. Arriviamo al centro. I bambini sono seduti sulle sedie colorate. Stranamente
calmi. Il pomeriggio hanno corso come matti. Adesso aspettano solo la cena per
poi andare a dormire. Sono così teneri. Accarezzo la schiena di Samia. Penso
alla sua vita passata in strada. Cosa avranno visto i suoi occhi? Come sarà
stato per lei? Adesso è qui. Sembra felice. E io penso a quanto sia difficile
capire certe cose. Guardo me stessa e mi dico che so veramente così poco. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-LdxFMyJX_fk/Uj2XZ_ay-sI/AAAAAAAAAJE/bMc5FR314Pg/s1600/DSCN8301.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://2.bp.blogspot.com/-LdxFMyJX_fk/Uj2XZ_ay-sI/AAAAAAAAAJE/bMc5FR314Pg/s320/DSCN8301.JPG" width="320" /></a><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">La più piccola è davvero un mistero. Ha due anni.
Vive nella casa per bambini di strada da qualche mese. È dolce. Parla poco.
Sembra seria. Ma se le fai il solletico sorride. Un sorriso piccolo ma vero.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Ancora una volta mi ritrovo qui. Le zanzariere. I rospi che cantano fuori
dalla finestra. Ripenso al mio viaggio. A tutte le paure. A come già al primo
scalo il cuore ha cominciato a battermi forte sentendo le prime parole in
lingala. E poi ieri. Quando un bimbetto
di sei anni è venuto a sedersi accanto a me. Allora si che ho capito. Sono
tornata. Sono qui.<o:p></o:p></span></div>
solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-43403093697284759852013-03-21T09:25:00.002-07:002013-03-21T09:25:32.393-07:00DIVERSO<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: -35.45pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 12.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 18.0pt;">Mi
sono sempre chiesta cosa potesse significare quella parola. <i>Diverso</i>. Cosa si nascondesse dietro quei
suoni. Chi fosse questo fantomatico “ diverso”. E immaginavo sempre qualcuno
che fosse strano. Facesse cose assurde. Vestisse abiti stravaganti. Soprattutto
qualcuno che fosse lontano da me. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: -35.45pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 12.0pt; text-align: justify;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-2r90uPZcvNc/UUs0Y5Q-g2I/AAAAAAAAAIs/M-T5WEsmwNM/s1600/RSCN3491.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://1.bp.blogspot.com/-2r90uPZcvNc/UUs0Y5Q-g2I/AAAAAAAAAIs/M-T5WEsmwNM/s320/RSCN3491.JPG" width="320" /></a><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 18.0pt;">Poi
mi sono trovata a vivere per un anno in un villaggio nascosto nel cuore della
foresta tropicale, in Repubblica Democratica del Congo. Un giorno mi sono
sorpresa a guardarmi intorno. Colori accesi. Un paesaggio completamente <i>diverso </i>da quello a cui sono abituata.
Una lingua dai toni sconosciuti. Bambini con una pelle dal colore <i>diverso </i>dal mio<i>.</i> Un modo di vedere la vita <i>diverso.</i>
Ho pensato: “Bene, devo adattarmi a queste novità, piano piano, aprirmi
all’altro. Al <i>diverso.</i>” <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: -35.45pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 12.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 18.0pt;">Il
tempo è passato. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: -35.45pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 12.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 18.0pt;">Ho
incontrato tanta gente.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: -35.45pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 12.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 18.0pt;">Ho
lavorato nelle scuole.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: -35.45pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 12.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 18.0pt;">Ho
giocato con i bambini. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: -35.45pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 12.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 18.0pt;">Ho
dato una mano quando ce ne era bisogno. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: -35.45pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 12.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 18.0pt;">Ho
viaggiato nel fango. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: -35.45pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 12.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 18.0pt;">Ho
raccolto i fiori.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: -35.45pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 12.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 18.0pt;">Ho
stretto delle mani. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: -35.45pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 12.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 18.0pt;">Ho
condiviso gioie e dolori. Ho sorriso e ho visto rivolgermi tantissimi sorrisi. Ho sentito addosso
sguardi di disprezzo ma ho avvertito anche tanto amore. Ho avuto paura. Ho pianto.
Ho abbracciato tante volte. Ho incrociato bellissimi occhi scuri. Ho ricevuto
in dono una gallina ed un uovo. Ho guardato chi avevo vicino e ho visto che in
tutto quel nuovo, in quel <i>diverso</i>, in
quella terra lontana, se c’era una persona <i>diversa,
</i>quella ero proprio io eppure mi avevano accettata lì, a casa loro.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: -35.45pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 12.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-37986845186329807922013-02-27T00:46:00.000-08:002013-02-27T00:46:50.471-08:00IL CERCHIO<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Sto cercando di trovare le parole più adatte per
scrivere di questo giorno. Per ricordare cosa ho provato. Per rivivere le emozioni
di quel 27 febbraio 2012. Quando per la prima volta sono montata in Land Rover,
attraversato la foresta, ascoltato il benvenuto lungo la strada che mi portava
a Rungu. Il mio villaggio. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">L’idea di ripensare a quel momento mi ha fatto
venire in mente un cerchio. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-17nfj8fO7JM/US3HGLqJ_zI/AAAAAAAAAIA/VoPcXF5a1wE/s1600/550px-Star--1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="http://3.bp.blogspot.com/-17nfj8fO7JM/US3HGLqJ_zI/AAAAAAAAAIA/VoPcXF5a1wE/s320/550px-Star--1.jpg" width="320" /></a><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Avete presente, no? Prendi il compasso. Fai in modo
che la punta resti fissa al centro. Prendi l’altra estremità e la fai ruotare
lentamente. Lentamente. Con scrupolosa attenzione perché un piccolo tremolio
non crei quelle increspature lungo la circonferenza che tu vuoi compaia
perfetta. Ma alla fine, perfetta non esce mai. Almeno. Nei miei, di cerchi,
quelle svirgolature non sono mai mancate. E se ci pensate la perfezione non
esiste. Non c’è nei bambini sporchi che mi hanno abbracciato, negli occhi
spenti di chi non spera più, e in quelli
ciechi di chi spera troppo e non guarda al presente. Non c’è nella signora che
un giorno mi ha detto “ Io non ti saluto, dammi i soldi”. Non c’è nei
famigliari di Joel che a 10 anni va a vendere i bignè e non ha tempo di
studiare. Non c’è nell’insegnante che deve farsi bastare il suo misero
stipendio per mantenere i suoi bambini. Non c’è in un amministratore che ama le
formalità e canta a squarciagola l’inno nazionale. Non c’è sulle mani rugose di
papà Joseph che lavora nei campi tutto il giorno. Non c’è sul camice macchiato
del dottore. Non c’è sotto le unghie del venditore di papaye. Non c’è negli occhi
del mio coco Abule, annebbiati dalla cataratta. Non c’è nel sorriso sdentato della nonnina che mi ha
detto “ Dio ti benedica!”. Non c’è nel mio di sorriso, disincantato di fronte a
quello che ho vissuto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Mi viene in mente un momento. Un ricordo. Ne ripesco
uno ogni tanto. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">E’ domenica. So che durante la settimana la scuola
materna sarà chiusa per le vacanze di Natale. Bisogna terminare la pittura sul
muro perché asciughi in tempo. Così mi trovo in cima all’impalcatura a
spennellare il verde della chioma dell’albero. Intorno a me silenzio perché tutti
sono in chiesa. Con la coda dell’occhio vedo qualcosa che si muove in basso.
Quando si è soli, sovrappensiero, capita di prendere quelle paure esagerate,
immaginando chissà quali esseri . Il cuore mi balza in petto. “Cosa..?”. E’
Matthew con il suo smoking in miniatura.
Con la giacca dalle maniche troppo lunghe per i suoi braccini da ometto di 6
anni. Mi guarda con gli occhi rivolti in alto. Verso me che sono come sospesa a
qualche metro da terra. Stringe un sacchetto da cui succhia la sua bibita
fruttata. “Ciao!” gli dico. Non mi risponde. Lo conosco bene. Lui è un po’
così. Sembra timido. Sembra che non ti voglia lasciare entrare nella sfera
delle sue amicizie. Eppure. Eppure a scuola mi sorride sempre. Eppure oggi ha
spinto il cancello socchiuso ed è arrivato fin qui. Per salutarmi, ne sono
certa. Scendo giù e gli tendo la mano. Restiamo così. A guardare il disegno sul
muro. Io mi passo una mano sulla fronte sudata. Lui continua a bere. Penso
davvero che a volte le parole non servono affatto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Sono dal sarto. Lui prende le misure , io i nomi dei
bambini per la cucitura delle uniformi scolastiche. Alcuni parlano a bassa
voce. Stringono le braccia sul petto. Sembrano intimiditi. Non so. In
soggezione? Di fronte a me?! Bè , sì,
sono una delle poche bianche in villaggio e per loro suona strano anche se sono
da mesi qui. Cerco di sdrammatizzare facendo qualche domanda qua e là. Non
posso immaginare che qualcuno abbia paura di me. Uno degli insegnanti, mio
coetaneo, che è lì mi parla per venirmi in soccorso. Per fare luce. “Deve
sapere che alcuni bambini hanno paura di lei perché i coloni hanno mangiato i
bambini qui in Congo”. Sorride. A me da ridere resta poco. Penso solo che il
mondo è uguale ovunque. Il passato vive nel presente e spesso anziché aiutare a
cambiare le prospettive non fa altro che fossilizzarle. Gli uomini di cazzate
ne hanno, ne fanno e ne faranno sempre.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Ecco. Ne pesco un altro. E’ una mattina fresca. Come
sempre trovo qualcuno seduto fuori alla casa della comunità. Oggi ci sono due
donne. Presumo madre e figlia. Questa, giovanissima tiene in braccio la sua
bellissima bambina di cioccolato. Le saluto e chiedo se posso prendere la
piccola. La ragazza ridacchia guardandosi con l’altra e mi tende le braccia. Oh
! Come è dolce quel fagottino! Mi si avvinghia addosso e mi sorride. Mi sorride
, si. Mamma e nonna ridono divertite e mi dicono che sono brava con i bambini.
Si preoccupano perché il pannetto pesa. E’zuppo. Non vogliono che mi sporchi.
Ma va? Importa forse qualcosa?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Rungu. Rungu .Rungu. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Il tempo è volato. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">La gente che mi ha accolta è lì. La stessa che poi
mi ha salutato. La stessa di cui ogni tanto ricevo i saluti in brevi mail. La
stessa che mi dice “ Tornerai?”<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">La foresta è lì. Immutata? No. Tutto cambia. Ma
sempre verde e lussureggiante.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">I fiumi sono lì. Le sponde dei quali sono stati il
mio posto preferito verso cui andare a passeggiare. Scorrono lenti. Ora pieni
ora secchi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-add-space: auto;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-add-space: auto;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Rungu. Rungu. Rungu.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-add-space: auto;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-GAmz1atGUCo/US3Hbobf_VI/AAAAAAAAAII/48MUwV16tTg/s1600/DSCN7824.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-GAmz1atGUCo/US3Hbobf_VI/AAAAAAAAAII/48MUwV16tTg/s320/DSCN7824.JPG" width="240" /></a><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-add-space: auto;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Un anno fa ero appena arrivata. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-add-space: auto;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Non mi sembrava vero.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-add-space: auto;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Non capivo niente. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-add-space: auto;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Non sapevo come sarebbe stato.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-add-space: auto;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-add-space: auto;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Adesso?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-add-space: auto;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Adesso non so a che punto è quel cerchio. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-add-space: auto;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Quella circonferenza imperfetta che ho cominciato a
tracciare. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-add-space: auto;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Sta per chiudersi? E’ chiusa? Si chiuderà? <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-add-space: auto;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-add-space: auto;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Ma forse rispondere a queste domande non importa. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-add-space: auto;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Forse quello che importa è sapere che al centro di quel
cerchio ci sono io e che questa volta, questa linea curva non è solo un disegno
su un foglio di carta. È altro.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-add-space: auto;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;"> È vita. <o:p></o:p></span></div>
solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-20633680611154856482013-02-11T10:36:00.000-08:002013-02-11T10:36:01.165-08:00STRADE<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-CJ_691UzQ-g/URk5esC0-mI/AAAAAAAAAEA/A02M8oRELWQ/s1600/DSC_7634.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="214" src="http://1.bp.blogspot.com/-CJ_691UzQ-g/URk5esC0-mI/AAAAAAAAAEA/A02M8oRELWQ/s320/DSC_7634.JPG" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Le mie mani puzzano di colori a tempera. Ho la maglietta
macchiata di verde, giallo e azzurro. Irina con in braccio la piccola Julienne
mi sorride dall’altro lato dell’obiettivo. Scatto. Una , due foto. Gli altri
bambini si avvicinano per guardare. Uno invece resta in disparte e si osserva
fissamente l’indice dalla punta fucsia. “Che roba è questa?” dice la sua
espressione fra lo stupito e lo spaventato. Sono alla scuola materna. E mi
diverto un mondo. Ho finito di dipingere la parete delle nuove aule. Ci ho
messo su un bel prato verde su cui svolazzano le farfalle, un albero in
lontananza abitato da una piccola scimmia. Sullo sfondo un cielo immenso. Con
le nuvolone bianche. Il cielo di Rungu insomma. Come non permettere ai miei
piccoli amici di renderlo loro? Di dare un tocco di vivacità colorata? Uno alla
volta sono lì, ad immergere il ditino nella tempera per tracciare un fiore in
mezzo al prato. Oh! Arrivano tutti in fila con il faccino a punto interrogativo
“ ma cosa vorranno farci fare oggi?”. Appena vedono cosa fa il compagno,
cominciano a fremere. “Anche io!”. Etienne pesa un pochino, lo sollevo. Faccio
per prendergli la mano ma la scosta dalla mia. Vuole essere LUI a tracciare la sua firma. Un petalo di
sghimbescio, uno perfettamente rotondo. È soddisfatto. Sgattaiola via per
lavarsi le mani. Sorride. E torna a guardare il suo capolavoro. Gli piace!<o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-mtQLtrMUZ2w/URk5rOCCqKI/AAAAAAAAAEI/PWLPP61_lvM/s1600/DSC_7622.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="214" src="http://3.bp.blogspot.com/-mtQLtrMUZ2w/URk5rOCCqKI/AAAAAAAAAEI/PWLPP61_lvM/s320/DSC_7622.JPG" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Per i più grandi lasciamo che immergano tutto il palmo della
mano. Uau!!! Vi immaginate questi piccoli Picasso all’opera??? Ad un certo
punto bisogna fermarli, se non vogliamo che dipingano davvero come lui. Mi
guardano. Mi sorridono. Si nascondono. Mi si aggrappano. C’è chi vuole per forza
essere preso in braccio perché lui ha scelto DOVE mettere la sua impronta.
Proprio lì. Proprio in quell’angolo in alto a sinistra, a fianco all’ape. Non
arriva. Ha bisogno di me. Lo sollevo. Osservo il suo sguardo. La concentrazione
si nota nella punta della lingua rosa che fa capolino tra le labbra scure. Il
cuore sta per sbalzarmi fuori dal petto per la felicità.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-RO0GENOFb5Y/URk5-SRmVwI/AAAAAAAAAEQ/eijjkapzF98/s1600/DSC_7692.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="214" src="http://4.bp.blogspot.com/-RO0GENOFb5Y/URk5-SRmVwI/AAAAAAAAAEQ/eijjkapzF98/s320/DSC_7692.JPG" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Mi guardo intorno adesso. Sono a casa. Seduta alla mia
scrivania. Nessun bambino. Nessun prato. Sono rimasta solo io. Nessun altro. Ma
la magia in qualche modo è qui. La sento. E allora mi rendo conto che i
protagonisti di questo mio anno speciale, di questo mio anno di servizio civile
sono stati loro. È vero. Io ci sono stata, sono stata là. Ho aperto i
barattoli, ho versato i colori, ho indirizzato le loro manine. Ma i veri
artisti erano lì, di fronte a me, intorno a me. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Questo è stato. Ho preso una strada. Ho iniziato a camminare.
Ho incontrato della gente. E per un certo tempo quella gente e io abbiamo
camminato insieme.<o:p></o:p></span></div>
solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-59150204098246628572013-02-07T08:26:00.001-08:002013-02-07T08:26:38.305-08:00UNA PARTE MINUSCOLA DI MONDO<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Kinshasa, 11 gennaio 2013<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Sono le 21. Fuori un brusio di sottofondo accompagna
la musica della radio accesa 24 ore su 24 ore. Un brusio che avevo dimenticato
ma che allo stesso tempo mi suona così famigliare. Gomme che mangiano
l’asfalto, motori che rombano, smog come una nube sulla città. Si, sulla città.
Non posso più parlare di Rungu, del mio villaggio ma della capitale della Rdc,
Kinshasa, eretta sulla costa del fiume Congo. Quel fiume così grande e
maestoso, dalle acque dal color del fango,
quel fiume che diversi esploratori nel corso di secoli hanno solcato in
lungo e in largo. Navigabile solo verso il nord, fino a Kisangani. Quel fiume
che ritraggono sempre con in mezzo due uomini scuri in piroga stagliati contro
il sole del tramonto. Li ho visti. Proprio quei due, si!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Come la prima
volta che sono scesa all’aeroporto, quasi un anno fa, anche questa volta l’afa
pesante e umida mi ha travolto. Ma
niente oscurità, solo il tum tum del
cuore allo sportello stranieri. Ma fila tutto liscio. Ed eccomi qui da una
settimana, lontana dalla natura, dal sole cocente e dalla gente della foresta.
Il traffico che imbottiglia camioncini, auto e pedoni. Un girone dantesco?
Forse si. Siamo costretti a chiudere le sicure delle portiere per evitare
scippi di sorta e entrate senza permesso dei violenti poliziotti sempre a
caccia di soldi da sfilare. Davanti a noi un serpentone di auto. A destra da
uno dei mezzi pubblici ( una multipla stracolma di passeggeri) saltano giù i
clienti. La fermata non esiste. Vuoi scendere o salire adesso? Salta su o
smonta! Niente di più semplice e pericoloso al contempo! I venditori ambulanti
ti ficcano la merce in grembo: fazzoletti, bibite ghiacciate, panini, occhiali
da sole. Qualcuno ci grida di scendere. Qualcun altro ci fa il segno dell’ok,
come a dire “brave per esserci venuti a trovare!”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Vista con certi occhi Kinshasa assomiglia un po’ a
Milano, soprattutto verso il centro. Grandi palazzoni, lunghi boulevard, una
bruma grigia sospesa a qualche metro da terra. Il quartiere più chic abitato da
diplomatici e ambasciatori. Lussuose ville guardate a vista. Dappertutto
militari armati. Con un cipiglio duro da far paura. A chi poi? E perché? La RDC
è un Paese in perenne stato di guerra, mi dicono, ecco perché. Bè, si, lo
sapevo…ma…si vede proprio che ho passato un anno in un posto diverso. Me ne
accorgo anche dai bambini. Se a Rungu bastavano due secondi perché un bimbetto
seduto in chiesa due banchi avanti al mio rispondesse ai miei giochi, qui ci ho
impiegato due ore perché mi sorridesse! Mi giro intorno e la voglia di gridare
il saluto mi si inceppa in gola. Qui tutti camminano frenetici o se incrociano
il tuo sguardo non ci leggi quella timidezza che si supera subito con un ciao,
ma spesso un cipiglio nervoso, quasi stizzito. La mia mano si arresta e si
chiude. Ingoio e sorrido del tipo che dorme su una sedia mentre dall’altro lato
del marciapiede un motorino sfreccia a due centimetri da una jeep il cui
conducente urla di tutto. Cavolo! Per la fare la siesta non è necessario stare
nella quiete del tuo giardino!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">A volte però inciampi in quelle immagini che ti
confondono, ti spaesano…ma dove sono? Entro
nell’aula dove i bimbi di strada del centro per minori fanno lezione. Le filastrocche,
i suoni, i colori, gli odori della mia scuola. I bambini ridacchiano, si
spintonano. Fanno a gare per rispondere alla domanda. La nostalgia mi sfiora.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Scendo lungo il quartiere . Attraverso il mercato e
ascolto quella lingua dai toni adesso più comprensibili per me. Adesso che manca
poco e l’aereo mi porterà lontano da qui.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">I ragazzi dello studentato mi chiedono come è la
vita in foresta. Mi fa strano essere io a raccontare di una zona del loro
Paese. Dico questo e dico quello . “ Ma no, dai? Davvero?”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Eh, già è proprio così. Vivere in un posto non vuol
dire conoscere una nazione o addirittura un continente.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;"> Non posso
dire di essere stata in Africa e metterci un punto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Non posso dire di sapere cosa è l’Africa e metterci un
punto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Non posso dire di conoscere Rungu e metterci un
punto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-CiUmjd_wDjA/URPVPG6QZHI/AAAAAAAAACM/9a-WlgF9AqM/s1600/DSCN7918.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://2.bp.blogspot.com/-CiUmjd_wDjA/URPVPG6QZHI/AAAAAAAAACM/9a-WlgF9AqM/s320/DSCN7918.JPG" width="240" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Prima del punto devo dire di aver toccato una parte minuscola
di mondo. Quella parte che per undici mesi circa è stata casa mia.<o:p></o:p></span></div>
solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com0Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo-4.3316667 15.313888899999938-4.5849752000000006 14.991165399999938 -4.0783582 15.636612399999938tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-3857816738999624452013-01-17T04:52:00.003-08:002013-02-11T10:18:38.046-08:00“COSA POSSO FARCI SE IL MIO CAMPO E’ COSI’ LONTANO?” <br />
<div class="Standard">
<span style="font-size: 14.0pt;">22 dicembre 2012<o:p></o:p></span></div>
<div class="Standard">
<br /></div>
<div class="Standard">
<br /></div>
<div class="Standard">
<span style="font-size: 14.0pt;">Piene vacanze di Natale. Il
villaggio sembra vuoto. Quando le scuole sono chiuse è sempre così. Una strana
quiete. E io abituata al via vai degli scolari sono sempre lì in attesa. Come
se da un momento all’altro dovessi sentire la campanella e vederli correre
fuori con i quaderni in testa. Giovedì mi trovavo alla scuola materna per
aiutare i bambini adottati a scrivere le
letterine di Buon Natale e Buon Anno al papà o alla mamma che li sostiene
dall’Italia. Un accento mancante su una “e”, un po’ di disegni da modello sulla
lavagna, una sgridata a chi sgattaiola fuori per giocare sull’altalena ( anche
se alla fine a dondolare ci sono andata anche io!).<o:p></o:p></span></div>
<div class="Standard">
<br /></div>
<div class="Standard">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-GylgDIyN960/URk1aJNgqQI/AAAAAAAAACs/at_eQ2ygvss/s1600/DSC_7897.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="214" src="http://1.bp.blogspot.com/-GylgDIyN960/URk1aJNgqQI/AAAAAAAAACs/at_eQ2ygvss/s320/DSC_7897.JPG" width="320" /></a></div>
<span style="font-size: 14.0pt;">Nathalie , una piccoletta di
prima elementare, con la testa bollente e il corpicino tremante era sdraiata
sulla panca. È ammalata ma come sempre è
stata mandata fuori casa senza molta attenzione. Georgine mi dice di portarla
all’ospedale perché in quanto adottata ha diritto alle cure mediche, intanto
lei va a cercare qualcuno della famiglia perché se il dottore optava per
l’ospedalizzazione qualcuno con lei doveva restarci! Così ho infilato i soldi
in tasca, l’ho presa in braccio con addosso SOLO il suo consunto vestitino rosa
e sono andata in ospedale. Ho seguito tutta la trafila. Prima ho comprato un
nuovo libretto sanitario, poi ho fatto la fila per pagare la consultazione dal
medico e quando l’impiegato è arrivato mi ha fatto passare avanti. “Ma non segui l’ordine d’arrivo dei
pazienti?” gli ho detto. C’era altra gente prima di me. Lui ha sorriso e ha
continuato a segnare. Le preferenze di pelle mi fanno veramente girare quelle
che non ho! Allora mi ha scritto la visita e siamo andate a pagare e poi a sederci fuori dalla studio del
dottore. La bambina scotta ancora di più e io già mi immagino il peggio. È così
facile vedere smettere di respirare un bambino qui. La gente mi guarda e mi
chiede se è mia figlia. Cosa posso rispondere? “SI”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="Standard">
<br /></div>
<div class="Standard">
<span style="font-size: 14.0pt;">Anche il dottore mi fa passare
avanti e durante la visita mi chiede cosa penso di fare al mio rientro. Cosa
penso di fare per quest’Africa. Mi metterò a cercare fondi? Il cervello
comincia fumarmi. “Possiamo pensare alla bambina?” Allora le prende la
temperatura, 38,7 e nient’altro. Sarà malaria. Prescrive diverse medicine e l’ospedalizzazione.
Fino ad adesso nessuno è venuto ad avvisarmi perciò sarò io la garde
malade, la persona che la assisterà. Il
dottore mi guarda e ridacchia. Starà pensando “ oh questi bianchi folli!”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="Standard">
<br /></div>
<div class="Standard">
<span style="font-size: 14.0pt;">Sono andata a pagare e mi hanno trovato una
stanza a malapena. La pediatria è stracolma. Casi di anemia, malaria. Meningite.
La stagione secca fa alzare tantissima polvere che veicola i vari virus e gli
sbalzi di temperatura del mattino presto
e la sera indeboliscono il sistema immunitario. Le infermiere non mi sembrano
per niente dolci.. Il lingala suona un po’ come il tedesco. Imperioso. Pieno di
imperativi e senza per favore . Nathalie si stende sul materasso nudo in attesa
delle lenzuola e le iniettano la perfusione di chinino. Le gocce scendono piano
piano. Il chinino è pericolosissimo se entra in circolo a grande velocità. Geme
un po’. Poi si acquieta. Allora mi guardo intorno. In ospedale ci sono
già stata, ma mai come assistente di un paziente. È come vedere tutto per la
prima volta. La stanza spoglia, le pareti sgretolate, odore di pipì, le padelle
del cibo a terra sotto il comodino con i cucchiai sporchi. Un bambino con gli
occhi sgranati che mi fissa apatico, un altro malnutrito senza forza in braccio
alla mamma. Da quando sono qui è il primo che vedo in questo stato. Veramente
come quelli dei film. Ossa. Ossa e ossa. Una testa enorme per di più. Non
parla. Mangia quelle grosse larve bianche boccheggiando come un pesce. La testa
gli pende all’indietro. Il pisellino una cosa grinzosa in mezzo a due ossa
lunghe, le gambe. Chiudo gli occhi e caccio indietro le lacrime. Li riapro e
chiedo alla signora some stava. Così mi dice che ha avuto la meningite, è
debole, ha le febbre, la tosse, sono lì da tre settimane. Lei non ha nessuno a
darle il cambio. È sempre con il suo bambino. Intanto la mia malata si muove e mi indica qualcosa
con il ditino. E cosa mi chiede? Con la
testa che scoppia, sudata, senza nessuno, con l’ago infilato nel braccio? Cosa
può chiedere una bambina minuscola che vive con la nonna che lascia lei e i
suoi fratellini soli in casa per tre giorni per andare al campo ( è questo che
abbiamo saputo della sua famiglia) sdraiata vicino ad una bianca che ha pagato
per lei usando i soldi che erano nella tasca sinistra? “Mbongo”. Soldi. È
questo che mi ha detto. Questo . Dapprima un’ondata di rabbia, poi la
rassegnazione. Non è certo colpa sua. Ripete, fa quello che le hanno insegnato
, quello che vede. Ho pensato che quello che stavo facendo era inutile. Che ci
facevo là io? <o:p></o:p></span></div>
<div class="Standard">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-Fhsfi64Gctg/URk1r1DaH6I/AAAAAAAAAC0/tX84uo3sr0Q/s1600/DSC_7907.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="214" src="http://3.bp.blogspot.com/-Fhsfi64Gctg/URk1r1DaH6I/AAAAAAAAAC0/tX84uo3sr0Q/s320/DSC_7907.JPG" width="320" /></a></div>
<span style="font-size: 14.0pt;">Mi è passata a poco a poco. Ho
cominciato a chiacchierare con le mamme, in un misto linguistico. Ho incontrato
alcune persone che conosco già. Ho pensato a Maria che lavora da 30 anni in
questo posto dove cerca di portare i nostri criteri ospedalieri, ma invano. Ho
visto girare l’ostetrica tutta bardata dopo il cesareo con le forbici del parto
fuori dalla sala. Galline a beccare nelle aiuole fuori dalle camere, bucce di
noccioline sotto il letto, bambini a cui veniva cambiato il “ pannolino” per
terra. Ho pensato che è tutto così diverso e complicato. Ma allo stesso tempo
così tanto semplice. Senza tanti se e tanti ma.<o:p></o:p></span></div>
<div class="Standard">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-g1jFayP7BNQ/URk17a9uKLI/AAAAAAAAAC8/8i4hwB26L7g/s1600/DSC_7961.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="214" src="http://4.bp.blogspot.com/-g1jFayP7BNQ/URk17a9uKLI/AAAAAAAAAC8/8i4hwB26L7g/s320/DSC_7961.JPG" width="320" /></a></div>
<span style="font-size: 14.0pt;"> Intanto era girata la voce che la demoiselle
assisteva una bambina e che la sua nonna è una irresponsabile. Dire che qui
sono sempre sotto i riflettori è un eufemismo. Grazie a questo passaparola è passata una donna che conosce la bambina e si è
offerta di assisterla insieme al suo di bambino, ricoverato anche lui. Così
sono andata a casa dopo 4 ore. Che giornata più assurda. Ci sono tornata nel
pomeriggio e ieri mattina. Sempre sola era. Mi hanno detto che era arrivata una
bambina per stare con lei ma io non l’ho vista. Mentre ero là mi chiedono il
gruppo sanguigno e se potevo donare perché c’era una bambina di tre anni con 2
di emoglobina. Moriva se non facevano subito una trasfusione. Il problema è che
qui tantissimi sono anemici e sangue non c’è. Pochissimi donano. Va bene. Ho
già donato altre volte in Italia. Allora vedono che sono zero positivo e posso
farlo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="Standard">
<span style="font-size: 14.0pt;"> Allora dopo la caccia alla vena ( “E meno male
che sono bianca!” ho detto al laboratorista) mi hanno tirato il sangue.
Nonostante Maria dicesse che bisognava fare presto , tutti erano calmi. Io
stessa non mi sono resa conto di quanto fosse grave la cosa. Ma qui sono così
flemmatici sempre. Io non ho nemmeno sentito questa donazione come diversa
dalle altre eppure ho visto che il mio sangue è servito a qualcosa. Comunque la
bambina sta bene oggi. Sono passata ieri pomeriggio e anche stamattina.
Nathalie è uscita. Ma la nonna si è fatta viva solo oggi . Calma. <o:p></o:p></span></div>
<div class="Standard">
<span style="font-size: 14.0pt;">“ Cosa posso farci se il mio
campo è così lontano?”<o:p></o:p></span></div>
solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-88515088238201086542012-12-05T11:52:00.000-08:002013-03-14T09:21:00.355-07:00MENTRE FUORI TUTTO SCORRE<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Diversi “ ciao” raggiungono le mie orecchie. È il
saluto dei bimbi che abitano lungo il sentiero che prendo ogni mattina per
andare alla scuola elementare. Loro non sono alunni. Indossano stracci e un
caldo sorriso. Adesso che hanno imparato questa parola nuova cominciano a <i>cantarla</i> appena scorgono i colori della
mia maglietta.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-brPaxlaSRc0/URPW9e6BGHI/AAAAAAAAACc/vNLbSTsnebQ/s1600/DSCN4877.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://1.bp.blogspot.com/-brPaxlaSRc0/URPW9e6BGHI/AAAAAAAAACc/vNLbSTsnebQ/s320/DSCN4877.JPG" width="240" /></a></div>
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Le maman mi danno il benvenuto “ Okomi? ( Sei
arrivata?)”. poco più avanti il piccolo Alexis mi corre incontro. Le sue
gambette magre gli impediscono un passo veloce ma a me sembra che voli. Ride
felice mentre lo sollevo. Mi sussurra sottovoce le risposte alle mie domande. Vuole
venire con me. “ Tokende ( andiamo)” , mi dice. Il suo papà non mi dà il
permesso per oggi. Prima vuole comprargli un paio nuovo di sandaletti e
lavargli la camiciola. Mi si spappola il cuore quando Alexis con la manina e
con la vocina piccola piccola mi saluta. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Molte delle capanne sono già vuote. La gente è
partita nei campi per andare a prendere le foglie di manioca e le banane. Per
preparare il pranzo giornaliero. Una signora riempie la vasca per andare a
lavare i vestiti al ruscello. Un uomo si arma di machete e parte a tagliare la
legna per il fuoco. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Prima ancora di entrare in classe sento il coro dei
bambini che ripetono le nozioni in una lingua che non è la loro. Ma quella dei colonizzatori. Quella
ufficiale. Il francese. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Ogni volta che arrivo nello spiazzo antistante la
struttura, mi piace soffermarmi ad immaginare. È uno dei posti più “aperti” del
villaggio. La foresta è onnipresente ma mi guarda da lontano. Il cielo,
illuminato da un sole cocente, si estende in tutta la sua bellezza celeste. E
le soffici nuvole bianche lo rendono veramente suggestivo. Il vento caldo
soffia libero da tutti i punti cardinali. Porta con sé l’odore dell’estate.
Parlavo di immaginare, infatti. Immagino di fronte a me una distesa d’acqua
marina. Fresca, dalla superficie leggermente increspata. La sabbia fine sotto i
piedi. E per un attimo mi sembra di essere a casa. Mi capita spesso di sentirmici
davvero.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Busso alla porta aperta e 49 bambini sorridenti mi
danno il benvenuto. Con lo sguardo cerco di salutarli ad uno ad uno. Qualcuno
mi sfugge. I suoi occhi sono chiusi, la testa posata sul banco. La maestra, nel
suo abito congolese dai colori sì un po’ sgargianti, ma per me tanto elegante
nelle linee, mi dice che è ammalato. Gli tocco la fronte. Brucia. E non è un
eufemismo. Non è certo un caso isolato. Anche nell’altra prima ( 50 alunni) c’è
chi ha la stessa temperatura. Chi si precipita fuori per vomitare. Chi piange e
si tiene il ventre gonfio. L’umidità dell’Equatore, la monotonia del cibo, la
trascuratezza nel curarsi. Questi e altri fattori la causa di malanni diffusi.
Oh, ma questi bambini mi stupiscono sempre. Il giorno dopo li ritrovo in piena
forma. Pieni di grinta e capaci di tutto. A volte, però, qualcuno non torna
più.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Prendo il malloppo dei quaderni e vado a sedermi in
fondo. Oggi scriveranno la consonante n con tutte le vocali. Non hanno libri da
portare a casa nello zaino. La maggioranza lo zaino non ce l’ha. Chi lo
possiede lo lascia sulle spalle per tutta la giornata. Non se ne separa mai.
Una volta uno di loro ci aveva perfino infilato sopra la felpa! Lo stesso vale
per la matita. Ci giocano, la usano come “ picchia compagno”, la mordicchiano
ma non la mollano. La stringono in pugno come il bene più prezioso.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Non ho mai visto in una scuola ( è l’alunna che sono
stata che parla) tanto entusiasmo e tanta voglia di fare esercizi o andare alla
lavagna. Il ditino sempre alto e lo slancio incontenibile per farsi scegliere.
Per essere il fortunato che andrà alla lavagna. È il turno di Christine adesso.
In una mano il gesso, nell’altra il righello per tracciare il quadrato. Ad un
certo punto prende dalla cattedra un pezzo di spugna e cancella. E adesso? Sono
tre gli oggetti e le mani due. Ci pensa su un attimo. La decisione è stata
presa. Posiziona la spugna in perfetto equilibrio al centro della testa. E
riprende là dove si era interrotta. Sorrido estasiata. D’abitudine la testa è
considerata un mezzo di trasporto. Che siano ceste di foglie di manioca o
vasche di abiti lavati. Libri o fasci di paglia. La testa trasporta tutto.
Anche la spugna per cancellare la lavagna!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">La maestra si assenta un momento. Sono sola. Mi
fissano con una timidezza che dura solo qualche secondo. Basta che il primo
cominci a infastidire il secondo che il disordine prende il sopravvento.
Controllarli è impossibile. Sedi una rissa a suon di sandali a destra e devi
correre a capire perché piange quello a sinistra mentre un altro è corso a
rubare la matita a chi è seduto avanti. Come faccio a fermarli?!? <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-aYdhx23-kaY/UUH4jZCTIfI/AAAAAAAAAIc/O_ouY84N7LE/s1600/DSCN3474.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://4.bp.blogspot.com/-aYdhx23-kaY/UUH4jZCTIfI/AAAAAAAAAIc/O_ouY84N7LE/s320/DSCN3474.JPG" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Parlo in lingala ma questo non fa altro che
provocare risatine ( un giorno ho dato il permesso a Dominique per uscire e
andare in bagno. Questo almeno ero quello che io credevo mi avesse chiesto. In
realtà è tornato a casa e la sorella lo ha riportato indietro!!!). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span>
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Passo al francese e perché non sbeffeggiare la
demoiselle con le imitazioni??<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">L’italiano è l’ultima spiaggia. L’importante è non
parlarlo ma cantarlo. Lo so, lo so. Questa non è certo la condotta di una buona
insegnante ma…non lo sono mai stata e comunque, in qualche caso, questo per
esempio, il fine giustifica i mezzi. Almeno catturo la loro attenzione! Mi
fanno troppo ridere quando ripetono le mie parole…<i>vieni con me, ti insegnerò la canzone della felicità…bobon bobon bobon!<o:p></o:p></i></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">A proposito di mezzi. Queste piccole pesti sono
talmente vivaci e abituati anche a casa ad obbedire solo se ricevono qualche righellata,
che costringono le maestre ad usare quei metodi che anche ai tempi del mio papà
andavano di moda. Che dire? Esagerare non è certamente accettabile e su questo
non ci piove. Posso assicurare, infatti, che il livello di punizione a cui ho
assistito non è mai stato tanto grave da impedire al monello di tornare al suo
posto con un sorriso già pronto a spuntare sotto i baffi! Io stessa ho impedito
a cinque di rientrare a casa se non dopo diverso tempo che il resto era
partito. Liberi di non crederci ma al permesso di uscire hanno cominciato a
spingersi e a rincorrersi come se nulla fosse.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Un giorno però abbiamo tutti avuto paura. Eravamo
andati nel cortile per osservare i luoghi vicini alla scuola. Al rientro mi
trovavo vicino la porta per dirigere il traffico di entrata e vedo una cosa
muoversi sotto la porta. Come una corda nera. Non volevo crederci. Ma appena il
primo bimbo ha gridato “Gnoca ( Serpente)” per dare l’allarme, allora ho
cominciato a sudare freddo. Chi era ancora fuori si è guardato bene dal
muoversi. Mi preoccupava, infatti, la situazione di chi era già in aula. Mi
immaginavo già il serpente che mordeva qualcuno! Insieme alla maestra siamo
riuscite a tirare fuori tutti. Le grida avevano già fatto accorrere tutta la
scuola e due ragazzini che lavoravano il campo vicino. Sono entrati e hanno
seguito il serpente che passeggiava fra i banchi. Un colpo di machete e un
sospirone generale alla vista del corpo, ma non solo. Anche urletti da stadio
ad ogni singolo spasmo che scuoteva il rettile. Nero sulla schiena. Giallo
sulla pancia. Lungo una settantina di centimetri, velenoso. Contenti per la sua
fine? Si! Tutti. Soprattutto il cacciatore che ha portato a casa il bottino per
una bella zuppa! Posso dire che il difficile è stato dopo. Convincere i
piccoletti che non ne avremmo trovati altri e che potevano spostare i banchi e
non sedersi là dove il sangue aveva sporcato il pavimento.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Durante l’ora di musica ho anche l’occasione di
imparare l’inno nazionale. Sarà che quando andavo a scuola, le mie care maestre
mi hanno trasmesso il senso patriottico imparando “Fratelli d’Italia” ma mi
tocca sempre sentire “</span><span lang="FR" style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: FR;">Début
Congolais</span><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">” e non posso fare a meno di pensare a questa
Repubblica. A quanto sia ricca di contraddizioni politiche e culturali. Di
tradizioni, credenze e culti ancestrali. Di odio. Di problemi viscerali. Di
ricchezze rubate e mal gestite. Di vittimismi. Di odori. Di sogni vivi e sogni
infranti. Di guerre. Di ingiustizie. Di inutili e fastose prassi burocratiche. Di
colori. Di apatie. Di ribellioni. Di sofferenza. Di pregiudizi. Di sorrisi. Di
vizi. Di morte. Di vita.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">La ricreazione è uno dei momenti che preferisco. A
volte resto fuori a guardarli rincorrersi, scalzi sulle pietre ( ma come
fanno?) per match di football improvvisati; lasciare che l’acqua scorra sulle
loro teste calde; abbuffarsi di mais bollito conservato nelle foglie di banano.
Alcuni poi rinunciano a tutto questo solo per restarmi seduti vicino. Mi
accarezzano le braccia e mi dicono tante cose. La maggior parte delle quali non
capisco. Uno di terza, François, mi viene in soccorso. E mi fa da traduttore.
Che tenero!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Dopo la ricreazione inizia la fase più faticosa. Il
sole è già alto. Il caldo sembra fungere da abbassa palpebre. Anche solo
scrivere diventa uno sforzo gigantesco. Lo so perché la prima vittima sono io.
Penso che anche la fame giochi un ruolo importante. Abituati ad un solo pasto
giornaliero, è vero, ma abituati a farlo in qualsiasi momento della giornata.
Come può essere la mattina presto ( e non pensate a latte e biscotti ma a riso
e fagioli) o il pomeriggio tardi. Ad un certo punto lo stomaco reclama. Ma per fortuna
è solo un’ora e mezza e quasi sempre negli ultimi trenta minuti ci si dedica ai
compiti. Addio sonnolenza e flemma, l’energia rimonta e cominciano i giochi del
cercare di rubare le matite, di strappare le pagine altrui, dei pianti per non
avere il quaderno perché “Papà alobi, mbongo azi te ( Papà ha detto che non ci
sono soldi)”. È in questo momento che arrivano le mie crisi. Vengo chiamata da
tutte le parti. Scorgo sui quaderni delle difficoltà insormontabili. Mi sforzo
per farmi ascoltare ma invano. Fortuna che la campanella non tarda a suonare. Un
momento. La campanella di cui parlo non è quella a cui siamo abituati noi. È un
pezzo di ferro ( in molti casi il cerchione arrugginito di una ruota) appeso a
due pali e che viene picchiato con un bastoncino.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">I bimbi più grandi vengono a curiosare, là nella
classe dove io cerco di mettere in ordine i quaderni. Poi, a volte, la fortuna
di sentirli cantare la preghiera. C’è una canzone dedicata a Maria che intonata
da quelle teneri voci mi fa venire i brividi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Saluto la direttrice e mi avvio sulla strada del
ritorno. Oh, quanto mi piace tornare a casa! Perché? Perché non sono MAI sola.
Tre, quattro,cinque. Un gruppetto mi si affianca. Chi fa a gara per tenermi la
mano. Chi ha troppo caldo, resta in canotta e si avvolge come un turbante la
camicia sulla testa. Chi mi chiede soldi o caramelle. Ma anche soldi <i>e </i>caramelle. Chi ha in bocca un filo
d’erba. Chi continua ad indossare i panni del capoclasse anche fuori. Chi mi
chiede se domani andrò ancora. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Alcune capanne sono esattamente così come le ho
lasciate. Altre brulicano di vita. “Osongi? (Rientri?)”, mi chiedono.
“Ehhhhh!”. Confermo alla loro maniera. Con questa “e” strascicata. Non so
perché ma quando mi parlano come una di loro mi sento bene. Magari fosse sempre
così. Purtroppo non lo è. Il disprezzo è dietro lo sguardo cupo della donna che
non risponde al mio saluto. Dietro alle parole di chi mi ha detto che alcuni
bambini hanno paura di me perché i coloni europei hanno mangiato i congolesi.
Dietro alle risate di chi mi indica quando passo di fronte al mercatino.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Salto con un balzo il ruscelletto che si trova per
la strada. Lo stesso che ingranditosi, una volta, mi ha costretto a prendere il
percorso più lungo sotto la pioggia. Gocce fredde fredde. Maglia fradicia.
Occhi mezzo chiusi. Ma che sensazione di libertà!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-DdkFb-Q-1Hw/URPWkNKcedI/AAAAAAAAACU/jCRug9do_KY/s1600/DSCN4000.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://2.bp.blogspot.com/-DdkFb-Q-1Hw/URPWkNKcedI/AAAAAAAAACU/jCRug9do_KY/s320/DSCN4000.JPG" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Siamo usciti sulla strada principale. Il via vai è
continuo. Commercianti ambulanti, bici stracolme. Rivoli di sudore scendono
lungo la schiena. Donne con la legna accatastata in testa. Già alcuni ragazzi
che tolta la divisa portano bidoni carichi d’acqua. Il villaggio non si ferma
mai. Arrivo a casa. Saluto i lavoratori e il resto della comunità.
Entro, mentre fuori tutto scorre.<o:p></o:p></span></div>
solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-535736601276747262012-11-05T10:16:00.000-08:002013-02-13T06:16:18.907-08:00SOLO<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Il vento soffia leggero fra i rami e le foglie. I
miei piedi marciano cauti. Un passo dopo l’altro. La testa china, attenta a
possibili movimenti strani. I profumi si alternano. Ora sono tenui e delicati,
un attimo dopo aspri e pesanti. L’aria è umida, quasi tangibile. Qualche goccia
d’acqua rotola giù dalle foglie larghe come ombrelli. Il colore dominante è il
verde. Sono nel cuore palpitante della foresta equatoriale, quella foresta
dell’Africa Nera di cui, fino a poco fa, avevo solo letto o visto nei documentari
insieme al mio papà.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Qualche volatile salta da un ramo all’altro. Grosse
formiche procedono in fila indiana. Non mi era mai capitato di imbattermi in
esemplari così grossi! Fanno un vero e proprio brusio al loro passaggio. Ognuna
trasporta delle uova. Come sentinelle, ogni tot, le vedette, posizionate
all’esterno della colonna, sorvegliano la marcia delle compagne. Incredibile!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-E8lZ2S-5H8c/URk2UrNGgXI/AAAAAAAAADE/Z-sO-pbuo-E/s1600/DSCN3382.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-E8lZ2S-5H8c/URk2UrNGgXI/AAAAAAAAADE/Z-sO-pbuo-E/s320/DSCN3382.JPG" width="240" /></a></div>
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">I miei accompagnatori, Fabio, l’agronomo italiano,
Joseph, l’agronomo locale e </span><span lang="FR-CD" style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: FR-CD;">Nicolas</span><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">,
coltivatore figlio della foresta, scandiscono il ritmo dell’escursione. Fabio
sta portando avanti un progetto sulla biodiversità forestale che prevede la
realizzazione di un orto botanico anche a sostegno della medicina tradizionale.
È per questo che si reca nella foresta facendosi accompagnare dalla gente del
posto. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Nicolas è in testa. Armato di machete ( la tipica
ascia congolese), ci apre la strada. Ci fermiamo sotto un grande albero. Ci
dice di pazientare. Si allontana, sparisce dietro un muro di liane. Qualche colpo di machete ed eccolo
riapparire con un ramo stracolmo di foglie e qualche bacca rossa. Comincia con
il dirci il nome della pianta. Anzi, no. I nomi. In due lingue diverse, lingala
( una delle 4 lingue veicolari della RDC) e chimbetu ( la lingua della tribù
maggioritaria a Rungu). Nicolas ci svela un mondo tutto nuovo. Cosa quella
pianta può curare, come preparare l’infuso, quante volte al giorno
somministrarlo. Ho pensato che è davvero come si dice: la natura ha tutto
quello di cui l’uomo ha bisogno. È anche vero però che, spesso, la medicina
tradizionale e i suoi praticanti ( quelli che noi chiamiamo stregoni o
guaritori ma che qui sono conosciuti come “ganga kisi”, cioè donatori di
medicinali, o </span><span lang="FR-CD" style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: FR-CD;">féticheur</span><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">)
non sono capaci di risolvere tutti i
mali, ma per quell’oscuro lato dell’essere umano tendente alla frode e al
guadagno a discapito di chi tenta l’impossibile per uscire dal tunnel della
malattia, provocano morti evitabili se solo riconoscerebbero umilmente di non
saper affrontare determinati casi clinici.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Fabio prende appunti e cerca di far corrispondere a
quegli strani nomi dal suono ricco di “gb”, il nome scientifico, ora di
quest’arbusto, ora di quel frutto.
Io mi limito ad ascoltare e a
racimolare rametti e radici. È così rilassante aggirarsi fra questi alberi! Ma
non posso non fare caso a quella vocina nella mia testa, una vocina che
richiama il consiglio di un amico ora in Italia, “ Ricorda che i serpenti non
sono solo sul terreno. Possono anche cadere dal’alto. Dagli alberi”. È per
questo che di tanto in tanto il mio sguardo si sposta frenetico dalla terra
verso il cielo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-8H71T0B4BdE/URk2oBRMyKI/AAAAAAAAADM/V2eD8snBSQ0/s1600/DSCN4029.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://1.bp.blogspot.com/-8H71T0B4BdE/URk2oBRMyKI/AAAAAAAAADM/V2eD8snBSQ0/s320/DSCN4029.JPG" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Sostiamo lungo le rive di un minuscolo ruscello che
attraversa la risaia. Nicolas ci offre un pezzo di canna che cresce sulle rive.
È come una caramella. Ricca d’acqua e zucchero. Ottima per soffocare la sete
nelle mattinate tropicali. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Poco dopo mi ritrovo a correre all’impazzata per non
permettere alle terribili formiche urticanti di arrampicarsi su per le scarpe.
Sono migliaia. In ordine sparso occupano un grande tratto del sentiero.
Terribili! Qualcuna mi ha raggiunto il polpaccio. Mi fermo per cacciarla via.
La sua boccuccia affonda nella mia pelle. Uno scricciolo dalla forza
inaspettata!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Come se non bastasse ho il piede sinistro zuppo !
Saltare per valicare il ruscelletto mi ha trovato un po’ fuori allenamento,
ahimè, pazienza!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Joseph mi mette alla prova indicandomi un albero
alla nostra destra. “ Questo lo
conosci”. Guardo attentamente. Comincio a sparare qualche nome. Poi mi si
accende una lampadina. Stacco una foglia e l’annuso. Un profumo che mi riporta
in un altro luogo. “ Citron ( limone)!”. Ho indovinato! Che bello!!!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Quando nel senso opposto arriva qualcuno che ritorna
con la provvista di legna accatastata sulla testa o con lunghi fasci di canapa
per coprire il tetto della propria casa, il sentiero diventa troppo stretto e
mi stupisco ancora una volta della loro capacità di infilarsi nel fitto della
boscaglia per poi ricomparire dopo il nostro passaggio.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Ci lasciamo alle spalle il fitto della foresta e
torniamo fra le capanne del centro abitato. Il sole, prossimo al tramonto,
colora il cielo di bellissime tonalità. Rosa, violetto, celeste, giallo caldo,
bianco. Non posso fare a meno di sollevare il capo e lasciare che i miei occhi
catturino questa quiete dipinta. In lontananza il suono del tam tam ( il
tamburo). Il fumo dei fuochi all’aperto sale verso l’alto. Quasi come una
nebbia ci impedisce di vedere chiaramente l’arcobaleno che fa da corona alle
chiome degli alberi. La notte sta per colorare di nero tutto ciò che ci circonda.
Solo fino a domani. Solo prima che ancora una volta Rungu si risvegli. Solo per
ricordarci che siamo qui anche se il buio ci impedisce di vedere. Solo.<o:p></o:p></span></div>
solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-39618486069805028032012-10-23T12:18:00.000-07:002013-02-11T10:23:50.970-08:00COMPAGNI DI VIAGGIO<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"> Rungu, 23
ottobre 2012<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Oggi lascio che a parlare sia una persona speciale. Una
simpatica e energetica signora nata nel 1937! È una delle mie compagne di
questa incredibile avventura… Ha scritto questa lettera per ringraziare i suoi
amici per ricordare un’occasione particolarmente degna di nota…! Grazie per il
tempo che dedichi a me e a tutti noi! <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Vai Mariaaaaaaaaa!!!
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">“A proposito di tempo, sapete che ho festeggiato i miei
30 anni in Congo? Mi sembra ieri quando appena arrivata ho iniziato a lavorare
all’ospedale “La Visitation” e lo smarrimento era il mio unico compagno. Piano
piano la consapevolezza della mia scelta mi ha riempito di coraggio e come
vedete sono ancora qui, con l’unico rimpianto di non essere arrivata prima!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Posso dire di avere visto nascere, crescere e anche
morire tantissime persone, ognuna delle quali ha lasciato un segno nella mia
vita. Ho incontrato tante difficoltà legate alle differenze culturali. Ancora
adesso, per esempio, per molta gente è difficile accettare una malattia o
addirittura la morte senza addossare la responsabilità del male ricevuto ad una
persona di cui si riesce a conoscere l’identità facendo ricorso al culto
tradizionale dello stregone. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Nonostante i tanti ostacoli che ho trovato per la
strada, resta però la gioia dei ricordi custoditi negli anni passati tra le
sale dell’ospedale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">I sorrisi stanchi delle neo mamme. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Le manine minuscole dei due gemelli, uno più scuro
dell’altro, nati prematuri. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Gli sguardi vivaci dei bambini che dopo una violenta
crisi malarica ritornano pronti per le loro marachelle. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">I consigli che ho dispensato e quelli ricevuti dalle
signore dalla pelle grinzosa, vecchie prima del tempo, spossate dal lavoro nei
campi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Le numerose volte in cui mi è stato chiesto di dare
il Battesimo a un bebè troppo debole per sopravvivere , meno ancora capace d’aggrapparsi
al seno della mamma già rassegnata a perderlo e il cuore che mi si stringeva dalla
sofferenza ma che , in alcune miracolose occasioni, ha potuto anche gioire di
una ripresa insperata. E c’è chi tra queste mamme viene poi a trovarmi
spingendo avanti a sé quel bambino. Come a dire
“ Eccolo, guarda. È ancora qui!”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Le visite ai bimbi del Centro Nutrizionale, sempre
così imprevedibili, volubili, quasi adulti nel modo di fare, cresciuti troppo
in fretta, impegnati a cercare un affetto che non trovano e a sopravvivere alla
fame. Questa è una battaglia che spesso scopro che hanno vinto. Mi capita,
infatti, di camminare per le strade dalla polvere rossa e fangosa e di
ritrovarmi a rispondere al saluto di un ragazzino “ Bon jour demoiselle
Maria!”. Un attimo per riconoscere dietro quelle braccia robuste che stringono
dei quaderni consunti , uno di quei pazienti che temevamo di perdere. Adulto adesso.
Alcuni li abbiamo visti frequentare la scuola materna, passare alle elementari
e venire a chiedere lavoro per pagarsi il liceo e perché no, anche
l’università. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">C’è anche chi, proprio una settimana fa, ha fatto la
sua promessa di fede, entrando nella congregazione dei Padri Comboniani e
partirà per la sua missione in Perù. Una festa grande e sentita da tutta la
gente. Si dice bene che qui i figli sono di tutti! Anche miei, che ho una pelle
di un altro colore! Le differenze spariscono quando gli eventi della vita ci
rendono compagni di viaggio e ci ritroviamo insieme a condividere le gioie e la
voglia di vivere .<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 16.0pt; line-height: 115%;">Parlando di viaggi, proprio lo scorso maggio si è
presentata una piacevole occasione per ritornare ad avventurarmi come non mi
capitava da tempo. La nostra comunità è stata invitata a prendere parte alla
conclusione del lutto per la morte dello chef di Babagu, un villaggio che dista
65 km da Rungu. Spostarsi in
moto per le strade dissestate di questa provincia, è stata un’impresa non da
poco anche per una spericolata come me! La foresta da spartitraffico, la
pioggia ad appesantire i nostri zaini, il fango e le buche a rallentarci il
cammino e a costringerci a smontare e a procedere con l’acqua fino alle
caviglie. Ma è stato anche un viaggio animato dai saluti degli abitanti delle
capanne sparse lungo il margine della strada. Le corse dei bambini stupiti dal
passaggio di quattro moto e quattro europee. Le grida di benvenuto in lingua
locale di chi mi ha riconosciuto dopo tanti anni. Un tempo, quando le strade lo
permettevano, insieme a Georgine, avevamo l’abitudine di fare catechesi e di
distribuire la Comunione anche fuori dalla nostra parrocchia, per questo a
Babagu ho ritrovato gente che mi conosceva. Mamma Leontine, per esempio, che
non smetteva più di abbracciarmi e che ha insistito che accettassi come dono
uno dei suoi polli. La semplicità di questa gente nel dimostrare il suo affetto
non potrò mai dimenticarla.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 16pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 16pt; line-height: 115%;">La nostra piccola
missione di ministre straordinarie continua anche adesso, ma solo nei quartieri
di Rungu. Ogni domenica pomeriggio, indossiamo i nostri sandali consunti ma
solidi e ci addentriamo nei quartieri per scambiare due chiacchiere con i
malati, con gli anziani, con gli amici di un tempo e con i nuovi arrivati,
magari profughi che hanno fuggito la guerra dell’est del Paese. L’ospitalità
non manca mai. Anche l’onore di entrare nelle loro case. Non è abitudine qui
restare tra le mura di una capanna. La vita si svolge sempre fuori. Nei campi,
per le strade, in foresta. Avere il permesso di entrare all’interno di quello
che è il cuore della famiglia è un gesto che mi fa sempre tanto piacere
ricevere. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 16pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 16pt; line-height: 115%;">Al centro di tutto
questo c’è la mia vita in comunità. Una vita fatta di condivisione quotidiana e
di incontri speciali. Preti, frati, suore, laici, giovani, madri, padri, zie,
provenienti da ogni parte del mondo. Gente che per un po’ della sua vita ha
condiviso un pezzo del suo viaggio con me. Adesso, per esempio, ospitiamo tre
giovani collaboratori : due ragazze che stanno per terminare il loro anno di
Servizio Civile e un agronomo che segue un progetto sulla biodiversità
forestale. Averli tra di noi rappresenta uno stimolo tutto nuovo e brioso che
ci permette di ritrovare la nostra giovinezza e la nostra voglia di vivere,
sempre all’insegna della missionarietà!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-RsDRUe1Oe9A/URk3KdXJdHI/AAAAAAAAADU/6mdJW4JATT4/s1600/DSCN4465.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-RsDRUe1Oe9A/URk3KdXJdHI/AAAAAAAAADU/6mdJW4JATT4/s320/DSCN4465.JPG" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 16pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 16pt; line-height: 115%;">E dalla lontana
Italia? Ci siete voi. Tutte quelle persone che ci sostengono con l’affetto, la
preghiera, la generosità e l’entusiasmo, tutti fattori che ci rendono felici
della nostra scelta e grati per il sostegno ricevuto!”<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-37093279329584437852012-09-20T13:30:00.001-07:002013-03-11T03:03:44.075-07:00NANANANANANANA!<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif;"><span style="font-size: 19px;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt;">“Siiii, viaggiareeeee! Nanananananana!”
Non ricordo come continua questa canzone di Battisti<span style="color: red;"> </span>ma è il motivetto che canticchio silenziosamente mentre carichiamo gli zaini per
il nostro viaggio a Dungu. Sono le 6:30 di sabato 8 settembre. La nebbia è
scomparsa lentamente per fare spazio ad un sole caldo e carico di promesse. Si
parte finalmente! Lasciate alle spalle le fobie (legittimamente fondate) per
un’eventuale serie di imprevisti che ogni viaggio che si rispetti può nascondere,
montiamo sulla nostra Land Rover bianca un po’ arrugginita. Dido ed Emmanuel
sono i nostri autisti. Celestin e Faustin ci precedono in moto. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt;">Un attimo. Sto correndo troppo. Occorre
fare una piccola premessa. Qui il mezzo di locomozione per eccellenza è la moto
( terzo solo ai piedi e alla bicicletta). Le caratteristiche strade congolesi
che attraversano come stretti serpenti di polvere e fango rosso la foresta
tropicale sono capaci di svelare stupendi angoli di natura incontaminata solo
grazie ad una buona dose di equilibrio, stomaco resistente agli scossoni e
muscoli allenati. Le auto? Qui? Un miraggio! Ricordo bene il giorno del nostro
arrivo ( quasi 7 mesi fa). I bambini che ci correvano incontro gridando “mo-tu-kaaaaa”.
Mi sono chiesta da dove derivasse quell’entusiasmo, quello stesso tono usato
quando si vede qualcosa di raro. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt;">Intraprendere un viaggio in auto E’ un
evento RARO. E questo l’ho capito mentre tentavo di uscire in fretta dal sedile
posteriore mentre l’acqua rossa si faceva largo nell’abitacolo. Eravamo immersi
fino alle portiere dal lato sinistro e impantanati nel fango dal lato destro,
il tutto in un precario equilibrio. Cavolo, ho pensato! E meno male che il
nostro amico agronomo ci ha detto “Ma cosa può succedere?”. Non potevo fare altro
che pensare, dal momento che la mia forza di ragazza era insignificante in
confronto a quella dei miei quattro amici congolesi che tentavano di tirarci
fuori da quella pozzanghera. Ed eravamo partiti da quanto? Un’ora? Cosa altro
poteva succedere? Sobbalzare decine di volte; dare testate al tetto della jeep;
corrugare le sopracciglia al suono di scricchiolii dalla dubbia provenienza; avere
l’orribile sensazione di stare per vomitare; temere che, durante uno degli
svariati tentativi di venir fuori dal pantano, il cambio resti in mano a Dido
come nella più classica scena da film; preoccuparsi per Celestin che cade con
la moto scivolando nel fango. Ecco cosa.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt;">Intorno a noi solo la macchia di un
colore, il verde. Il verde dei grandi alberi della foresta tropicale. Le grida
dei bambini che abitano i minuscoli villaggi disseminati lungo la strada.
“Karibu mondele!”, <i>Benvenuto europeo.</i>
La fatica dei commercianti ambulanti che percorrono il nostro stesso itinerario
spingendo biciclette stracariche di sacchi d’olio di palma e maiali incazzati
per lo spostamento imposto. Il sorriso. Il sorriso è la cosa che mi ha colpito
ancora una volta. Capita di incrociare lo sguardo serio, oserei dire spento, di
una donna con le foglie di manioca sulla testa. Un secondo dopo sollevo la mano
per salutarla. Ed ecco la magia. Il suo viso si apre. Si apre, sì. Non c’è
verbo migliore per descriverlo. Si apre in un bellissimo sorriso. Caldo. Vero.
Illuminante. Un attimo prima mi dicevo: ecco, sta pensando a me come alla
bianca ricca e presuntuosa. L’attimo dopo quella luce sul suo viso e la gioia
nel mio petto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt;">Il paesaggio è cambiato adesso. Alti
fili d’erba. Il cielo più vicino. Stiamo attraversando un tratto di savana. La
stagione delle piogge ha permesso alle foglie di svilupparsi in altezza e non è
difficile correre con la fantasia. Un leone acquattato dietro quel cespuglio,
un elefante che si abbevera a quella pozza laggiù. In realtà sognare ad occhi
aperti non è facile. Abbiamo bisogno di fare una sosta d’emergenza. La camera
d’aria dello pneumatico anteriore destro si è bucata. Niente panico, ragazzi!
La ruota di scorta è montata sul cofano proprio per queste occasioni, no? Può
sembrare stupido ma per pura deformazione mentale all’italiana pensavo “non c’è
due senza tre”. Ed ecco la terza. Siamo da poco sbucati fuori dalla deviazione
( 60 km che sostituiscono i dissestati 21) che è l’unica che ci permette di
raggiungere la nostra meta senza (troppi) intoppi e che ci ha offerto anche la
possibilità di vedere con i nostri occhi il centro dell’Africa. Si trova a
Niangara ed è segnalato da una sorta di obelisco mezzo distrutto. Come molte
delle costruzioni di questo villaggio fantasma. Attraversata da uno dei grandi
affluenti del fiume Congo, l’Uélé,
Niangara conserva i resti della colonizzazione belga. Case dai tipici
mattoncini rossi alternate alle capanne di fango ormai a me tanto famigliari.
Un grande viale di alberi di mango. Alti, belli, slanciati. Come sentinelle al
nostro passaggio. Uno di questi è sdraiato in mezzo alla strada. Tutto intorno
si affannano uomini e donne armati di machete. La nostra auto ha bisogno di
spazio per passare. E così su quelle braccia dalla pelle scura il sudore
scivola in fretta per liberarci un varco. La gente ci guarda. Alcuni si
limitano a salutarci. Altri ci propongono il matrimonio. Altri ancora restano
in silenzio. Un silenzio che lascio spazio alla mia immaginazione. Cosa stai
pensando ragazza dagli occhi neri e liquidi? Cosa pensi di questa tua sorella <i>mondele</i> che viene da una terra forse
tanto , troppo ben stereotipata? Non lo so. Una voce attira il mio orecchio
mentre riprendiamo il nostro viaggio : “ Demoiselle, ça c’est la </span><span lang="FR-CD" style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; mso-ansi-language: FR-CD;">souffrance</span><span lang="FR-CD" style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt; mso-ansi-language: FR-BE;"> </span><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt;">du Congo!”.
Ecco, sì. Avevo dimenticato. Forse me lo merito. In fondo in quel momento sono
la rappresentante di quella categoria di uomini che da anni sfrutta questo
continente. Perché non farle notare che qui la gente soffre? Tutto questo mi fa
uno strano effetto. Da un lato sento che c’è la verità, dall’altro so che ogni
luogo, ogni ambiente, ogni situazione presenta delle difficoltà. Difficoltà
relative a quel contesto. Credere che si è sempre le vittime di una situazione
può aiutare ma anche ferire.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt;">Ferite. Sì. Sembrano proprio delle
ferite quelle crepe nel terreno che si snoda davanti a noi. Dare una struttura
uniforme a queste strade è un’impresa ardua. Rivoletti di fango solcano la
superficie. La moto di Faustin slitta. Sarà meglio fermarci a mettere qualcosa
sotto i denti. Non ci sono autogrill, solo una capanna con due panche. Non c’è
un tabellone con il menù del giorno, solo una scelta: piatto unico, riso,
fagioli, pondù, pollo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-4TlLN5Non-o/URk3im6HoJI/AAAAAAAAADc/fbISlDGTtLM/s1600/IMG_0470.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-4TlLN5Non-o/URk3im6HoJI/AAAAAAAAADc/fbISlDGTtLM/s320/IMG_0470.JPG" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt;">Il paesaggio cambia di nuovo. Torniamo
nella foresta. Proprio quella con gli alti alberi da cui pendono le liane.
Proprio quella dove la pioggia breve della mattinata ha creato delle poltiglie
di fango color terra di Siena. Proprio quella che mi ricorda tanto Jurassic
Park. Ad un certo punto mancavano solo le strida di un T-Rex….ma la seconda
buca alla camera d’aria non si è fatta attendere. Questo perché è entrata in
gioco , per effetti della interculturalità incarnata dalla mia compagna
italo-nicaraguense, la deformazione mentale del “non c’è tre senza quattro”.
Sempre pneumatico anteriore destro. In pratica la nostra unica e ultima ruota
di scorta. Che si fa adesso? A quanto pare il villaggio più vicino dista
parecchi chilometri e gli unici che potrebbero darci una mano sono una
cinquantina di operai locali impegnati nel caricare un gigantesco camion
arancione ( un bestione che con le sue enormi ruote non fa che rendere ancora
più impraticabili le strade già precarie) di plance di legna. Dico potrebbero
perché in realtà hanno fretta e dopo averci lanciato qualche occhiata maliziosa
( due bianche in mezzo alla foresta…chissà come e cosa hanno pensato) montano
su e ci lasciano lì. È quasi l’imbrunire. Non è certo consigliabile farsi
sorprendere dalla notte in un punto tanto lontano da un centro abitato che
seppur piccolo è sempre sinonimo di sicurezza. Relativa, ma sicurezza. Nessuno
dà voce alle paure ma tutti e sei sappiamo che i gruppi ribelli di cui abbiamo
tanto sentito parlare bazzicano da queste parti. I nostri fantastici 4 allora
se ne inventano una alla congolese. Ci mettiamo a raccogliere foglie per creare
una camera d’aria vegetale di modo che il nostro pneumatico possa fare qualche
chilometro. Cosa pensavo in quei momenti? Che figata! Un’avventura! Ero lì ma
mi sembrava di non esserci. Come sempre. Mai e poi mai mi sarei immaginata di
vivere una cosa come questa. Quanto il mondo è vario? Se solo ci fermassimo
ogni tanto a pensare che già fuori da casa nostra, e poi dalla nostra città,
dal nostro Paese, dal nostro continente c’è tutto un altro modo di vivere,
pensare, muoversi, agire, sarebbe tutto più entusiasmante e meno scontato. Non
lo pensavo solo per me. Lo pensavo e lo penso anche per i congolesi che spesso,
come tutti i popoli , parlano come se fossero i soli a vivere certe situazioni.
Non dico che non sia bizzarro ritrovarsi a marciare a passo d’uomo su una jeep
che non è più bianca ma ricoperta di schizzi al color di cioccolato con delle
foglie stipate nello pneumatico ma chi, ovunque nel mondo, non si è trovato a
gestire una serie di eventi bizzarri? Quel giorno è toccato a noi. Faustin e io
siamo saliti in moto per cercare di raggiungere il villaggio che dista 30
minuti da Dungu, fiduciosi in un aiuto. Mentre lasciavo che il vento mi
sferzasse le guance, guardavo i colori cambiare. Il sole di preparava a dormire
e noi eravamo in mezzo al nulla. Un nulla che ad un certo punto si è riempito
dei suoni della mia lingua. Il frate che ci ha accolti parlava italiano ma solo
per dirci che non avevano mai avuto un auto! Dovevamo arrivare a Dungu se
volevamo riuscire a trovare una ruota. Bene. Non potevamo certo lasciare gli
altri nell’attesa, perciò siamo tornati indietro e ,caricata l’altra moto,
abbiamo lasciato che Emmanuel e Celestin dormissero in un villaggetto dove
avevano parcheggiato la nostra vettura con uno pneumatico pressoché inesistente
ormai. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt;">Non sono mai stata appassionata di viaggi
in moto, ma chi decide quando una passione può nascere? Quella sera mentre
sfrecciavamo verso la fantomatica città della salvezza, ero felice anche se
avevo freddo. Pensieri disparati si rincorrevano nel tentativo di riscaldarmi.
Ogni tanto il piatto velluto di oscurità
intorno a noi sembrava prendere vita. Ma cosa si muove lì? Uno, due uomini ( o
donne?). Una bicicletta. Niente torcia. Solo gli occhi come fari nella notte. È
abitudine. Sono nati in questo nero. Sanno camminare nel buio. Tornano a casa
praticamente ad occhi chiusi. Ad un tratto l’aria cambia. Più calda. Un calore
artificiale. Odori diversi. L’umido sentore della foresta lascia il posto al
pastoso profumo d’olio di palma. Siamo arrivati. Ecco qualche fuocherello alla
cui fiamma si stagliano pigramente le prime capanne. Dungu. Finalmente. La
prima cosa da fare è cercare un posto dove dormire. Domattina ci si organizzerà
per cercare una nuova gomma. Il piccolo seminario degli Agostiniani ci accoglie
( lascio libera interpretazione a questo verbo che include qualcosa che si
chiama <i>pagare</i>) e così, un po’ preoccupati per il resto della
compagnia che non è con noi, ci addormentiamo felici di essere arrivati. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt;">La nostra domenica a Dungu l’abbiamo
passata da turiste, se così si può dire. Girare per le strade di un villaggio
congolese che non è Rungu, è stato strano. Abbiamo cominciato a cercare tra la
folla che lasciava la chiesa, quelli che per noi sono ormai più che conoscenti.
“Ma quello lì non è Duabo?”. “Ehi, lì c’è la piccola bambina che va alla scuola
materna!”. Solo miraggi. Solo somiglianze. Spalle simili. Capelli simili. Ma
non sono loro. Non siamo a casa. E a confermarcelo è la presenza di gas di
scarico nell’aria. Qui per la posizione particolarmente a rischio ( siamo nel
cuore della cosiddetta zona rossa della RDC) ci sono decine di organismi
internazionali che hanno la loro sede e che si muovono con vetture e camion. Uno di questi passa
stracarico di caschi blu. I militari delle Nazioni Unite. Tutti bianchi. Oh!
Sono mesi che vivo circondata dalla pelle scura, rivedere dei visi chiari mi
suona familiare ma allo stesso tempo bizzarro. Ci salutano come matti! Si
creano buffi meccanismi quando sei straniero in una terra e incontri per caso
qualcuno che viene dallo stesso continente che non conosci nemmeno o se girando
per il mercato incroci gli occhi azzurri di una ragazza statunitense che ti fa
un cenno. Come a dire: ti vedo. Ci si sbraccia per salutarsi. Per riconoscersi.
Al contrario se ti capita di passeggiare nella tua cittadina di provincia,
finisci per evitare di salutare perfino chi dovresti ! Non è forse così?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt;">Tutto sommato Dungu non è tanto diverso
dal nostro villaggio. I suoni. I colori. I profumi. I bambini che corrono a
stringerti la mano. La gente con i suoi sguardi tra il “Eccone due altre. Che
buffe che sono con quei capelli lisci” e il “Ma da dove saltate fuori?”.
Qualcuno ci scambia per qualcun altro. Altri ci chiamano solo mondele. Un altro
ancora grida “ Mbote Mariemoiselle” in un misto di non so che lingua. E noi?
Sudiamo e continuiamo a mangiare la polvere. A sperare che i nostri eroi
tornino a prenderci. Nell’attesa lo stomaco brontola. Compriamo due cucchiai di
pasta di arachidi avvolta nelle foglie di banano e due bignè di manioca fritti
nell’indigeribile ma gustoso olio di palma. Un po’ di fresco sotto la capanna.
Il silenzio è rotto da una vettura. Sono loro! La squadra è di nuovo al
completo. La nostra Land Rover è tornata in piena forma e ha già adempito a
quella che è la sua missione: trasportare medicinali e materiale sanitario per
l’ospedale. È per questo che siamo qui. Ci lasciamo guidare per le vie del
villaggio. Passiamo sui famosi due ponti che permettono di valicare un altro
affluente del fiume Congo, il Kibali. Il pomeriggio c’è grande frenesia
dall’altra parte della riva. Il mercato attira la gente. Sapone, bibite, abiti,
pile, benzina. Il caldo è pressoché insopportabile. Qualcuno ci chiama per
nome. Ma come? Chi è? È una signora di Rungu! Come non possiamo non pensare “ Come
è piccolo il mondo!”. Chi se lo aspettava che avremmo davvero incontrato
qualcuno che ci conosceva! Ed è come sentirsi a casa. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt;">Giovani e non sono stipati davanti alla
tv di un ristorante. Si disputa un grande match. La squadra di calcio della RDC
gioca contro la Guinea Equatoriale. Penso proprio che il calcio sia un collante
sociale, in tutti i luoghi e in tutti i tempi. Non ci resta che tifare e gustarci
un buon piatto di riso e pondù per poter poi andare a salutare questa giornata,
pronti per il viaggio di ritorno dell’indomani.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-T2WJz3xVAP8/URk3vzYGWEI/AAAAAAAAADk/lVnGXFq2-pw/s1600/IMG_0472.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-T2WJz3xVAP8/URk3vzYGWEI/AAAAAAAAADk/lVnGXFq2-pw/s320/IMG_0472.JPG" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt;">È l’indomani, lunedì. Sono appena andati
via due ispettori dell’ufficio immigrazioni. Hanno voluto sapere chi eravamo e
cosa facevamo lì. Dare un’occhiata ai nostri documenti. Porco cane! Vuoi vedere
che c’è qualcosa che non va? Il sudore mi imperlava la fronte mentre maledicevo
la burocrazia mondiale. Troppe scene da film nella mia testa ( lo ammetto), ma
alla fine non si è realizzato niente di quello che temevo. Pura formalità.
Arrivederci e grazie. Buon soggiorno e buon rientro. A proposito di rientro. È
arrivato il momento di caricare con attenzione e studiati calcoli tutto il
nostro prezioso carico. Ci diamo da fare a svuotare , riempire , scocciare,
imballare, legare, incastrare, montare, assicurare, stipare, equilibrare. Il
sole picchia già alto. L’auto è pronta. I posti liberi per noi questa volta non
ci sono. Il ritorno sarà in moto. Indossiamo i nostri giubbini da combattimento
e ci accomodiamo nello spazio accuratamente lasciato libero tra lo chauffeur e
il grosso sacco che c’è su ognuna della due moto. Ecco si, diciamo pure che “accomodarsi” non è
forse il termine più adatto a quella che è stata la nostra sistemazione. Ogni
sobbalzo uno sbilanciamento ora a destra, ora a sinistra. Una testata al casco
di Celestin che poveretto doveva districarsi tra il mio peso e il fango sotto
le ruote. Ma prima di arrivare a questo non posso dimenticare il cuore che ha
rischiato di venire fuori quando per passare su un buco in mezzo alla strada,
la nostra jeep ha slittato sulle plance messe a mo di passerella. Un attimo.
No. Non ha precisamente slittato, è pericolosamente uscita dal binario di
fortuna poggiando sulla carrozzeria. Se non fosse stato per la prontezza di
riflessi di Dido, non so quando e se avremmo ripreso il nostro già posticipato
ritorno, anche a causa di un piccolo posto di blocco che abbiamo superato
fornendo tutte le carte in regola e allungando qualche franco (…). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt;">Ovviamente come già per l’andata, le
avventure non si sono fatte attendere. Tutte da un’altra prospettiva questa
volta. La prospettiva delle motocicliste. Chilometri di strade fatte di fango.
Fango di quello che sembra prendere vita e risucchiare le ruote. E ti porta a
scivolare. Fango che fa da letto a pozze d’acqua che formano veri e propri
fiumi su quella che in altre parole è l’autostrada. Ci sono stati momenti in
cui vedere il mio Celestin fare leva sulle sue ginocchia per farci uscire da
quella fanghiglia micidiale, mi ha fatto davvero venire voglia di piangere.
Allora smontavo e almeno cercavo di rendergli un tantino più leggera la moto. I
miei piedi affondavano nella poltiglia. Ogni passo un risucchio. I passanti
senza scarpe mi salutavano ma io ero troppo concentrata a non perdere
l’equilibrio. Lanciavo uno sguardo un po’ più in avanti, un po’ più in là …ma
quando finisce questo pantano??? La melma era tutta davanti a noi. Infinita. Ad
un certo punto sembravamo dei birilli in groppa ad una moto. Siamo caduti due
volte ! Ci siamo rialzati con il sorriso sulle labbra perché niente era rotto (
d’altronde a 10 km all’ora è un tantino difficile…) giusto in tempo per vedere
la moto che veniva nel senso opposto cadere a sua volta. Ma tra una scivolata e
l’altra si trova il tempo per parlare dell’Italia e del Congo, del cibo, dei
viaggi in bicicletta fatti già su quella stessa strada, del percorso di studio
che si vorrebbe intraprendere “ l’anno prossimo, perché in questo devo lavorare
per mettere da parte i soldi”, delle tradizioni e della vita. Attraversiamo di
nuovo la savana. Questa volta i lunghi fili d’erba mi sfiorano le guance e il
vento soffia caldo. Entra con insistenza sotto il cappuccio e mi scompiglia i
capelli. Un serpente nero e giallo sembra proprio insonnolito. Non gli va di
lasciarci passare. Ogni tanto uno sguardo indietro per vedere come se la cava
la nostra auto. Quello che per noi può essere un buon terreno per lei può
rivelarsi fatale e costringerci ad un altro rallentamento. Le mie gambe sono un
grovigli di crampi. In alcuni momenti vorrei veramente scendere. Ma poi incrocio
gli occhi del commerciante ambulante che va lì, da dove noi veniamo e vedo lo
sforzo nei muscoli tesi delle sue braccia, le infradito infilate nel retro
degli stivali, la maglietta stracciata. Allora stringo i denti e provo un
pizzico di vergogna. Cosa penseranno? Ecco la bianca che vive l’avventura,
mentre per noi questa è la quotidianità. Beh , in parte è vero. Come è anche
vero che non mollo. Che ci sono e riesco a vedere anche a come spesso ci si
lascia andare di fronte a cose più grandi di noi, nascondendosi dietro un
vittimismo che alla fine riconosco come frutto di una serie naturale di calcoli
alla “2+2=4”. Questo è un meccanismo che ci rende tutti uguali. Nei luoghi e
nel tempo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt;">La luna ha già bussato alla porta del
cielo perché la lasci entrare perciò, dopo esserci dissetati con delle arance
acquistate strada facendo, decidiamo di passare la notte a Niangara. Due
bambini si sono fermati un minuto a giocare con me. Mi hanno chiamata. Sventolo
la mano e ricambiano. Sono lontani una cinquantina di metri. Muovo un passo
verso di loro. Scappano via e si nascondono dietro il muro. Sorrido. Una
testolina sporge e mi fa cenno di avvicinarmi. È solo una provocazione perché
appena mi muovo scompare ancora. Non è la prima volta che mi succede. Da
lontano sono così spavaldi e salutano la “bianca” senza timore, ma appena
accenno un avvicinamento…puff! La spavalderia lascia il posto alla soggezione e
il coraggio svanisce…! <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt;"> Questa volta
ad ospitarci sono i preti comboniani. Il loro convento non è certo una
reggia, ma l’accoglienza e la compagnia sono gli arredi migliori per sentirci a
nostro agio. Una “doccia” veloce, un pollo che è passato sotto i miei occhi
direttamente dal cortile alla padella, quattro chiacchiere, una birra a metà,
un materasso infossato, il silenzio della notte. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt;">L’indomani abbiamo anche il tempo per
una breve passeggiata nell’aria mattutina. I ragazzi che vanno a scuola. Ancora
una volta il bianco e il blu, colori a noi tanto famigliari. Sono le divise. I
sorrisi. La campana che segna l’inizio delle lezioni. I quaderni in bilico
sulla testa. I bambini più grandi che prendono per mano i più piccoli. Ma di
quanto saranno davvero più grandi? Due pollici? A volte anche meno. Mancano
circa sei ore al nostro agognato rientro. Rimontare in sella alla moto ci fa
avvertire i primi scricchiolii muscolari e ci ricorda per un attimo quello che
è stato il nostro viaggio di ieri. Incredibile come riusciamo a dimenticare la
fatica appena qualcosa d’altro ci distrae. Anche oggi non mancano gli intoppi.
Per due volte i nostri fantastici 4 hanno dovuto creare a colpi di machete una
strada alternativa per aggirare due grossi camion impantanati. Il secondo , in
particolare, è veramente messo male. Tutti gli operai hanno perso la grinta.
Cantano e ci guardano. Noi approfittiamo della sosta per sgranchirci le gambe e
porci alcune domande su quello che vediamo. La foresta sembra ispirarci
pensieri bizzarri. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt;">Ormai manca poco. Celestin cronometra i
chilometri. Conosce a menadito ogni capanna e ogni albero. Ma come fanno ad
orientarsi? Un mistero per me. Sentimenti contrastanti mi animano. Da un lato
sogno la doccia e casa mia, rivedere Rungu e le persone che adesso sono la mia
famiglia; dall’altro mi dispiace smontare dalla moto, salutare il mio
chauffeur, scendere con i piedi per terra e impedire al vento di sferzarmi il
viso. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14.0pt;">Siamo a casa adesso e come alla fine di
ogni viaggio, il cuore mi batte forte. Chiudo gli occhi e penso che non c’è
modo migliore di gustare il mondo in tutte le sue infinite sfaccettature se non immergendosi in esso, senza se e senza
ma, con il bello e il cattivo tempo, con la strada asfaltata e non, con le
camere d’aria bucate e integre, con gli sguardi truci e i sorrisi, con gli
acciacchi e senza. Mi volto indietro, guardo il cammino che ho appena concluso
e canticchio….. “ Siiiii, viaggiareeee! Nanananananana”.</span><br />
<a href="http://www.youtube.com/watch?v=fSDNJzxuVaw">http://www.youtube.com/watch?v=fSDNJzxuVaw</a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-47966655913415709552012-08-29T06:53:00.000-07:002013-02-11T10:28:14.293-08:00ESTATE<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Il ritmo martellante della pioggia che questa notte ha fatto
da colonna sonora ai sogni della gente di Rungu cadendo sulle capanne, sugli alberi e sulla terra, è
stato sostituito dal dolce canto degli uccellini tessitori.</div>
<div class="MsoNormal">
Socchiudo gli occhi. Questa luce mi acceca. Sembra che
l’acqua abbia lavato e lucidato tutti i colori che brillano in tutta la loro
vivacità. Il verde dei grandi alberi, il rosso della polvere, il giallo del
sole che riluce, perfino il profumo della brezza calda sembra visibile. Mi
passa tra i capelli e mi riporta alla memoria un’altra terra, la mia.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
È stata un’estate diversa questa. Niente mare. Niente scarpe
da vendere, né clienti da accontentare. Niente grappoli d’uva violacea e fichi
d’India dai colori sgargianti. Nessun falò sulla spiaggia. Nessun giro fra le
bancarelle dei mercatini. Nessun interludio in una terra magica come l’Albania.</div>
<div class="MsoNormal">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-Ycyga5AxsM0/URk4JGpvnvI/AAAAAAAAADs/AKhKN7zG1gc/s1600/DSCN7848.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-Ycyga5AxsM0/URk4JGpvnvI/AAAAAAAAADs/AKhKN7zG1gc/s320/DSCN7848.JPG" width="320" /></a></div>
È stata un’estate ricca di emozioni. È stata un’estate in
cui ho messo in saccoccia un mucchio di nuove esperienze ed ho imparato una
diversa sfaccettatura di significato di tanti verbi. </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
CONOSCERE tanta gente.</div>
<div class="MsoNormal">
TRADURRE canzoni e filastrocche.</div>
<div class="MsoNormal">
APPRENDERE come la morte può essere subdola ma al contempo
prevedibile.</div>
<div class="MsoNormal">
PESARE chili e chili di carne di maiale e pesce secco
salato.</div>
<div class="MsoNormal">
SOPPORTARE il prurito dovuto a 3 grosse punture d’insetto.</div>
<div class="MsoNormal">
IMPARARE a dire cose
che non avevo mai detto.</div>
<div class="MsoNormal">
CERCARE di far ridere
con una battuta in una lingua mista 100 insegnanti venuti per la formazione.</div>
<div class="MsoNormal">
INGOIARE il disprezzo che ho sentito in alcuni sguardi.</div>
<div class="MsoNormal">
FOTOGRAFARE la pelle di un lungo serpente che ho trovato
sulla mia strada.</div>
<div class="MsoNormal">
PROVARE la delusione per il mancato arrivo di una persona
tanto attesa.</div>
<div class="MsoNormal">
GIOCARE con le bolle di sapone.</div>
<div class="MsoNormal">
TRATTENERE le lacrime davanti ai ringraziamenti e ai sorrisi.</div>
<div class="MsoNormal">
ABBASSARE le spalle, impotente di fronte ad un virus
dilagante.</div>
<div class="MsoNormal">
SORRIDERE emozionata nell’aprire un pacco inviatomi dalla
mia famiglia e a leggere il nome della mia città su un pacco di “frise”.</div>
<div class="MsoNormal">
COSTRUIRE cubi di carta.</div>
<div class="MsoNormal">
COMINCIARE a capire
quanto una colonizzazione prima e una dittatura poi possano marchiare
indelebilmente un Paese.</div>
<div class="MsoNormal">
SENTIRMI dire cose che non avrei mai immaginato di meritare.</div>
<div class="MsoNormal">
PASSEGGIARE con il cuore che batte all’impazzata nel petto.</div>
<div class="MsoNormal">
VEDERE con profonda tristezza una bambina nascondersi
spaventata da quell’uomo bianco di cui le cantano come a me cantavano “la
daremo all’uomo nero!”</div>
<div class="MsoNormal">
PENSARE a chi non è con me anche se vorrei tanto che ci
fosse.</div>
<div class="MsoNormal">
ABBRACCIARE chi invece c’è ed è pronto a ricambiare il mio
sguardo.</div>
<div class="MsoNormal">
GUSTARE dopo mesi e con un piacere tutto nuovo la crema al
cioccolato.</div>
<div class="MsoNormal">
PIANTARE cipolle sotto il cielo africano.</div>
<div class="MsoNormal">
RICORDARE con affetto l’esperienza di un anno fa.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
VIVERE senza troppe pretese ogni singolo giorno con la
certezza di esserci in mezzo con tutta me stessa.<br />
<br />
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-79592629712729195282012-08-27T03:35:00.001-07:002013-02-11T10:29:46.099-08:00DI TUTTI E DI NESSUNO<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">È domenica. La chiesa è piena di colori, di odori, di suoni.
Fa caldo. Il sole è già alto nel cielo. Siedo tra la gente. Lascio che la mia
mani dalla pelle chiara stringano nel segno della pace quelle cioccolatose del
mio vicino.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-84Q3ThNAEeA/URk4iyY53nI/AAAAAAAAAD0/7rNqTIVZ51Q/s1600/DSCN3753.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-84Q3ThNAEeA/URk4iyY53nI/AAAAAAAAAD0/7rNqTIVZ51Q/s320/DSCN3753.JPG" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Un bimbetto discende la navata. Dove va così deciso? Si ferma
in direzione della panca dove sono seduta io. Si fa spazio tra le gambe dei
miei vicini e si accoccola sulle mie. Senza dire una parola. È sudato. Mi si
stringe addosso. Lo tengo stretto. Si addormenta. La donna che è alla mia
sinistra gli asciuga la fronte. Mi sento come una delle tante mamme che durante
la messa prende con sé il bimbo di un’altra. Quando lui ha fame lo passa a
quella seduta dietro che lo allatta coprendosi con dignitoso pudore. I bimbi
sono di tutti. Oserei dire di tutti e di nessuno. A volte. Una volta ho
incrociato un microscopico ometto che camminava lungo la strada solo.
Piangeva ed ad intervalli si
accovacciava a terra. Scottava. Aveva la febbre alta. Torna a casa da scuola.
Troverà qualcuno che si occuperà di lui? Fratelli, parenti saranno ai campi,
torneranno nel tardo pomeriggio e prepareranno il riso con le foglie di
manioca. Un menù fisso che comporta dei problemi legati alla malnutrizione. È
questo che induce tanti piccoli a recarsi al centro nutrizionale dell’ospedale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Occhi spenti. Sorriso inesistente. Pianto isterico. Quando ci
sono stata la prima volta non sapevo cosa fare. Vedere questi bimbetti sudici,
magri, inattivi mi ha stretto il cuore. Ma sono stati loro stessi a
coinvolgermi. A tendermi le manine e a dirmi cose incomprensibili. Adesso
quando li guardo e conosco la loro storia leggo non solo la fame del corpo ma
anche quella dello spirito. Spero che il nostro sorriso e i nostri giochi in
lingua mista calmino il loro appettito e la loro sete d’affetto.<o:p></o:p></span></div>
solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-84729287754358084302012-08-27T03:30:00.001-07:002012-08-27T03:30:37.752-07:00DI TUTTI E DI NESSUNO 24 GIUGNO 2012<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">È domenica. La chiesa è piena di colori, di odori, di suoni.
Fa caldo. Il sole è già alto nel cielo. Siedo tra la gente. Lascio che la mia
mani dalla pelle chiara stringano nel segno della pace quelle cioccolatose del
mio vicino.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Un bimbetto discende la navata. Dove va così deciso? Si ferma
in direzione della panca dove sono seduta io. Si fa spazio tra le gambe dei
miei vicini e si accoccola sulle mie. Senza dire una parola. È sudato. Mi si
stringe addosso. Lo tengo stretto. Si addormenta. La donna che è alla mia
sinistra gli asciuga la fronte. Mi sento come una delle tante mamme che durante
la messa prende con sé il bimbo di un’altra. Quando lui ha fame lo passa a
quella seduta dietro che lo allatta coprendosi con dignitoso pudore. I bimbi
sono di tutti. Oserei dire di tutti e di nessuno. A volte. Una volta ho
incrociato un microscopico ometto che camminava lungo la strada solo.
Piangeva ed ad intervalli si
accovacciava a terra. Scottava. Aveva la febbre alta. Torna a casa da scuola.
Troverà qualcuno che si occuperà di lui? Fratelli, parenti saranno ai campi,
torneranno nel tardo pomeriggio e prepareranno il riso con le foglie di
manioca. Un menù fisso che comporta dei problemi legati alla malnutrizione. È
questo che induce tanti piccoli a recarsi al centro nutrizionale dell’ospedale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 14.0pt; line-height: 115%;">Occhi spenti. Sorriso inesistente. Pianto isterico. Quando ci
sono stata la prima volta non sapevo cosa fare. Vedere questi bimbetti sudici,
magri, inattivi mi ha stretto il cuore. Ma sono stati loro stessi a
coinvolgermi. A tendermi le manine e a dirmi cose incomprensibili. Adesso
quando li guardo e conosco la loro storia leggo non solo la fame del corpo ma
anche quella dello spirito. Spero che il nostro sorriso e i nostri giochi in
lingua mista calmino il loro appettito e la loro sete d’affetto.<o:p></o:p></span></div>
solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-92228616083615039672012-06-25T13:49:00.001-07:002012-06-25T13:49:17.901-07:00solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-15895878856265277852012-06-25T13:48:00.000-07:002013-02-13T04:01:28.583-08:00<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> Rungu, 3 maggio 2012<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">UNA FITTA DI FELICITA’<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Guardo la carta geografica che è appesa nell’aula dove in
compagnia di 15 ragazzini esuberanti passo il mio pomeriggio colorando e
esercitandoci nella scrittura . Il mio sguardo percorre da nord a sud e da est
ed ovest il grande pezzo di continente africano che prende il nome di Repubblica
democratica del Congo. E’ qui che sono da 2 mesi e mezzo . È qui che come
sospesa in un dimensione irreale vivo isolata. Nel cuore della foresta
tropicale. Un enorme polmone che inspira ed espira sollevandomi con sé in un
turbinio di emozioni.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-VA2CuWcce4Y/URt9bCgTNFI/AAAAAAAAAFc/8xEv2i4M5lk/s1600/DSCN3660.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://4.bp.blogspot.com/-VA2CuWcce4Y/URt9bCgTNFI/AAAAAAAAAFc/8xEv2i4M5lk/s320/DSCN3660.JPG" width="240" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-A6ZJKxBUwUc/URt9pWRnI0I/AAAAAAAAAFk/nTwLhj8j5Mo/s1600/DSCN3636.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><span style="color: black;"><span style="font-family: 'Comic Sans MS'; font-size: 12pt;">Eppure lontana migliaia di km da casa, non mi
sento sperduta. La luce del sole galleggia nell’aria mentre con scrupolosa
attenzione zigzagando fra pozzanghere d’acqua in sella alla nostra moto
torniamo a Rungu, o meglio, al “mio villaggio, a casa”, come ormai ho preso
l’abitudine di dire. Siedo rigida. Nello zaino ho 10 uova. Non posso permettere
che tutti gli scossoni ne facciano una frittata! Sono il dono degli insegnanti
della scuola di un villaggio nella foresta. Per arrivarci abbiamo superato
gruppi di alunni sorridenti con il libri in testa e un mango in mano. Abbiamo
ricevuto saluti calorosi ad ogni passaggio. Anche da chi spingeva una
bicicletta stracarica di sacchi. Anche da chi trasportava lunghi rami di bambù
tenendoli in bilico sulla testa. Ma quanti km al giorno sono capaci di
percorrere? Ogni volta me ne stupisco. Non mi ci sono ancora abituata. E nei
tratti disabitati, mentre sfrecciavo in “strade” incredibilmente dissestate
fiancheggiate da alberi altissimi, la mia mente correva lontana. Come si può
vivere in luoghi così lontani da qualsiasi centro abitato? Come si può restare
nella propria capanna senza tremare mentre fuori la forza del vento e della
pioggia imperversano? Come si può riuscire a curare una febbre se l’ospedale
più vicino è praticamente impossibile da
raggiungere? Non so cosa rispondere . Che strana la vita. Che strano l’uomo. E
che strana io. Le lacrime mi hanno riempito gli occhi e il cuore batteva di </span><span style="font-family: 'Comic Sans MS'; font-size: 12pt;">esengo </span><span style="font-family: 'Comic Sans MS'; font-size: 12pt;"> ( gioia). Vedersi accogliere con gridolini e
sorrisi da tutti i bambini che appena udivano le moto e vedevano i nostri volti
così chiari lasciavano le aule per correrci incontro! Mi sono seduta su quei
pezzi di tronchi che sono i loro banchi, ho respirato la polvere del gesso, ho
cantato le filastrocche, ho letto la fatica nello sguardo degli insegnanti, una
fatica che però non vince sul coraggio di andare avanti nonostante le
difficoltà. </span></span></a></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt;">È inevitabile non pensare alla mia di scuola. Un
luogo dove ho passato la maggior parte della mia vita fino ad oggi. E da dove
la stragrande maggioranza di noi ha sentito il bisogno di fuggire. Qui è tutto
l’opposto. Per poterci andare si lavora duro. Si vendono caramelle, bastoni di
manioca, manghi. Si cerca di convincere i propri genitori dicendo che “ al
fiume a prendere l’acqua ci vado il pomeriggio, lo prometto! Ma questa mattina
lasciami andare a scuola per favore!”<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt;">Siamo in 100 accalcati nella cappella che funge da
salle de cinema. Non so quanti gradi ci siano. Non mi importa. Ascolto e
osservo. Gridolini di stupore ed entusiasmo. Sorrisi ed occhi spalancati. Su un
telo attaccato al muro scorrono le immagini. Mostriamo gli animali selvaggi
dell’Africa. Quante volte ho visto documentari di questo tipo a casa mia? Così
tante che non sono più capace di provare il gusto della sorpresa. Ma oggi l’ho
ritrovato nei loro occhi scuri e così incredibilmente luminosi. Mi meraviglio
sempre di come sia possibile scorgere
tanta luce in quelle iridi tanto nere! Basta così poco per raggiungere
la felicità ma è solo una goccia nell’oceano. Ogni mano stretta. Ogni abbraccio
sono una fitta di felicità.<o:p></o:p></span></div>
solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-70409786704991235802012-03-30T12:27:00.002-07:002013-02-13T04:05:44.165-08:00BELLO BELLO BELLO!!!<div class="MsoNormal">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-OvN6cDKnzAo/URuBLlh8YmI/AAAAAAAAAF0/5z907U_wWt0/s1600/DSC_5288.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="214" src="http://2.bp.blogspot.com/-OvN6cDKnzAo/URuBLlh8YmI/AAAAAAAAAF0/5z907U_wWt0/s320/DSC_5288.JPG" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Non posso dire di non aver provato una sauna! Sono le 21:05 di questo venerdì e ho la maglietta che sembra una seconda pelle. I grilli onnipresenti. Mi siedo e penso che sono felice. Ho passato una bellissima giornata! Questa mattina ho mosso i miei primi passi da sola davvero. Sono stata inviata come rappresentante alla proclamazione dei risultati scolastici del trimestre dei ragazzi della scuola dei sordi muti di Rungu. Ci ho messo un po’ a trovare la strada. Pensavo di aver memorizzato bene il percorso tra la fila di capanne…ma…devo aver avuto una faccia a punto interrogativo se un ragazzo mi ha detto che se cercavo la scuola dovevo tornare indietro..!!Alla fine sono arrivata.Oh! Che accoglienza ragazzi! Non è la prima volta che passo del tempo con loro ed ogni volta il cuore mi batte forte! In una terra dove la disabilità fisica può essere causa di terribili marginalità legate a particolari credenze, vedere come gli insegnanti sorridono e i ragazzi si impegnano ad eseguire balletti scanditi da un piccolo tam tam( il tamburo tipico) seguendo una musica che non possono sentire…e tutto questo oggi solo per me…bè !! Che tremenda emozione!! Fortuna che sono riuscita a racimolare 4-5 frasi per dire grazie in un misto di francese e lingala! Che ridicola scenetta! Immaginatevi! <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-YztDQqXGBqg/URuBgr9bsgI/AAAAAAAAAF8/Uc81pQiQzS8/s1600/DSCN4932.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://2.bp.blogspot.com/-YztDQqXGBqg/URuBgr9bsgI/AAAAAAAAAF8/Uc81pQiQzS8/s320/DSCN4932.JPG" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Ho ripreso la mia strada e mi sono diretta verso un’altra costruzione di mattoni rossi. Le porte chiuse, le finestre coperte. Silenzio! Proiettano un cartone all’Ecole maternelle! Entro e le maestre mi offrono una sediolina. No, grazie! Acciuffo un bimbetto e prendo il suo posto sedendomelo sulle gambe. D’accordo. Dopo 5 secondi mi accorgo che ho azzardato un po’ troppo. Un altro mi si avvicina. E allora libero un ginocchio mentre prendo coscienza dei gradi centigradi e del sole che picchia fuori. Ma si! Mi dico che adesso ci sono e adesso posso sentire questo caldo asfissiante provocato da AFFETTO! Meglio di così? <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">A proiezione finita ( o meglio interrotta forzatamente perché i OUI al “Ancora?” non finivano mai..) mi sono alzata per poi sentirmi afferrare, accarezzare, sfiorare, chiamare, tirare da tante manine scure e non ho più resistito..ne ho preso uno in braccio! È stato come aprire una diga! Mi si sono avvinghiati tutti addosso! Me li trovavo dappertutto! Ohhhhhhhhhhhh!!! Bello bello bello!!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-74129597420354748992012-03-25T10:23:00.000-07:002013-02-25T07:26:37.903-08:00MAGIA<div class="MsoNormal">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-AUmsfCTw6-s/URuCD5gejvI/AAAAAAAAAGE/M_Ut4jgd8q4/s1600/IMG_0370.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://2.bp.blogspot.com/-AUmsfCTw6-s/URuCD5gejvI/AAAAAAAAAGE/M_Ut4jgd8q4/s320/IMG_0370.JPG" width="320" /></a></div>
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-9nFQVGdkJfo/USuCJuFCJ1I/AAAAAAAAAG0/G8Kkl56ZESA/s1600/IMG_0449.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://1.bp.blogspot.com/-9nFQVGdkJfo/USuCJuFCJ1I/AAAAAAAAAG0/G8Kkl56ZESA/s320/IMG_0449.JPG" width="320" /></a><span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Il sole si intravede tra i rami frondosi dell’albero che ci fa da ombra. I capelli mi si appiccicano sulla fronte. Gli occhi mi bruciano per il calore. Ho tre piccoli corpicini stretti a me. Qui si fa a gara a chi per primo riesce a guadagnarsi un posticino sulle gambe della demoiselle… se avessi più gambe e più braccia mi trasformerei volentieri in un mega divano! Con le dita seguono i contorni delle vene dei miei polsi che spiccano verdi sulla pelle così chiara. Ridacchiano fra di loro e mi guardano sorridenti. Intorno a me tanti giovani impegnati a divertirsi superando prove di abilità fisica e intellettiva. Basta poco per creare il gusto per una sana competizione! Festeggiamo una giornata dedicata ai ragazzi. Nonostante quella che per me è un’ ora in cui sarebbe improponibile assistere a qualsiasi cosa che non sia in acqua o in un frigo, mi ritrovo ad assaporare il gusto dello stare insieme senza pensieri. Vedere la danza tradizionale mi colpisce particolarmente. Abiti fatti di corteccia d’albero, accessori di pelle di scimmia, i tipici strumenti a percussione in legno naturale e il ritmo tribale che attraversa il suolo e riecheggia fino ad entrarmi nell’anima… E’ impossibile non ricorrere agli stereotipi o alla retorica. Mi trovo qui e adesso. E posso dire con la mia bocca, vedere con i miei occhi, toccare con le mie mani, respirare la polvere rossa, ascoltare con il mio cuore la magia del Congo, questa terra figlia dell’Africa che mi ha aperto le sue braccia e mi accoglie con gioia. Grazie!<o:p></o:p></span></div>
solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-18431671225776824352012-03-18T09:07:00.000-07:002013-02-13T04:09:21.666-08:00DAVVERO<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Avete presente una miriade di insetti dalle ali trasparenti e dal corpo nero che volano intorno ad una fonte di luce come impazzite? Bene. Immaginate poi una divertente caccia notturna muniti di secchielli, bastoncini e retini. Benvenuti a Rungu! La caccia alle termiti è aperta!!! Ieri sera, superata l’avversione iniziale per queste creature poco carine per i miei gusti, ho potuto apprezzare i cori entusiasti di bambini e adulti intenti nella raccolta! Qui sono una prelibatezza e si attende con ansia la pioggia che dà il via alle danze! Praticamente il sabato sera è passato così per loro. Altro che le luci di una discoteca! <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Ed è passato anche il mio compleanno. In un altro continente. A migliaia di chilometri da casa. Un mazzolino di fiori freschi vicino al mio piatto a colazione, un “tanti auguri a te” cantato in tre lingue, una passeggiata piena di saluti, l’affetto di gente che conosco da poco ma che mi dimostra ogni giorno quanto siano felici di avermi qui.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-4pQBX5-c6Hs/URuCX-cG3yI/AAAAAAAAAGM/Q6fzDWin2EI/s1600/DSCN4944.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://4.bp.blogspot.com/-4pQBX5-c6Hs/URuCX-cG3yI/AAAAAAAAAGM/Q6fzDWin2EI/s320/DSCN4944.JPG" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">E chi si immaginava che un giorno avrei vissuto sul serio tutto questo? <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> Stamattina ero in chiesa e ad un certo punto è arrivato un bambino che era seduto da tutt’altra parte. Con la manina tesa. Solo per stringere la mia. Sto imparando ad amare ogni gesto. Anche il più piccolo. Senza farmi troppe domande. A rendermi conto che sono io questa che è qui. A capire che ci sono DAVVERO.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
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<br /></div>
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solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-23659585807568341422012-03-12T10:22:00.000-07:002013-02-25T07:28:26.065-08:00GLI OCCHIALI 12 marzo 2012<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Sono passate due settimane dal mio arrivo a Rungu. E quasi come un tacito anniversario da ricordare, questa mattina una mamma del villaggio è seduta fuori nella frescura delle prime ore, ad aspettarci. Aspetta noi. Possibile? Si. Ci ha portato un dono. Una grossa ananas. L’ha tirata fuori dalla sua borsa di rafia intrecciata e con uno splendido sorriso ha teso le sue mani colme del frutto maturo. Uno stupore misto a gratitudine mi ha attraversato come una scossa. È la prima volta che ricevo un regalo così. Un regalo semplice. Dalle mani di una donna che a malapena ricorda il mio nome. Da una donna che avrà lavorato duro per procurarsi il dono per ME. Da una mamma che ha tolto un frutto ai suoi figli. Le ho detto semplicemente grazie nella sua lingua. Ma basterà? Mi chiedevo. Ho chiesto. Mi hanno detto di si sorridendo, stupiti di questa mia domanda. Si. È così che si ringrazia qui. Cosa altro vuoi fare? E che ne so! L’ho vista riprendere la borsa, adesso vuota, lanciarmi un ultimo saluto e tornare alla sua giornata. Sembrava felice. Io lo ero. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-Bfuwd83RBDo/USuDAVLiR8I/AAAAAAAAAG8/ohnmd-UmY8Q/s1600/DSCN3903.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-Bfuwd83RBDo/USuDAVLiR8I/AAAAAAAAAG8/ohnmd-UmY8Q/s320/DSCN3903.JPG" width="240" /></a><span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Le donne qui hanno sempre tanto da fare. Le vedi aggirarsi con sulla schiena e in equilibrio sulla testa di tutto. Ceste di legna, vasche d’acqua, verdura, bambini, abiti, pollame. Questa loro incredibile capacità mi lascia stupita ogni volta. Incredibile, mi dico! Ma come fanno? Durante la manifestazione per la festa della donna, in cui hanno sfilato tutte le categorie femminili del villaggio, dalle più piccole alle più grandi, hanno anche fatto delle mini gare per mettere in luce le loro capacità. Velocità nell’accendere il fuoco, nel lavare e vestire il proprio figlio, e appunto trasportare in equilibrio sulla testa nuda una bottiglia di vetro vuota!! Oh, che spettacolo!! Ero estasiata. Partecipare a questo evento mi ha fatto uno strano effetto. A parte l’imbarazzo di trovarmi seduta tra le autorità sotto un baldacchino di bambù per proteggerci dal caldo equatoriale mentre tutti gli altri erano a sciogliersi al calore del sole, ho provato una forte emozione nel vedere la determinazione di queste donne che lottano per essere considerate non come un oggetto. Tanti gli auguri ricevuti dagli uomini. Eppure a lavorare duramente io ho visto solo donne. Non un uomo che si muovesse anche solo per spegnere i fuocherelli dopo la gara. Qui la famiglia è patriarcale ma di fatto molto della gestione famigliare è sulle spalle della donna. Bè, posso dire che in questo caso, tutto il mondo è paese. Ovunque si lotta per la parità dei sessi. Qui fa ancora più effetto, perché per i miei occhi da europea, fa strano assistere ad una giornata di festa a cui partecipano bambini malnutriti e vestiti di stracci. I miei occhi sarebbero portati a vedere altre priorità che una festa. Ma poi mi sono detta che la vita è anche questo. Il gusto di divertirsi e di stare insieme. Di lottare per ideali che trascendano il raggiungimento immediato di un miglioramento. Ho cercato di togliermi di dosso questi occhiali da “donna del primo mondo” e mi sono lasciata travolgere dall’emozione di veder sfilare cantando il proprio inno nazionale i bimbi, le donne sfollate in fuga (e scalze per ricordarlo) dal territorio del nord, la recitazione di una poesia sull’uguaglianza fra i popoli. <o:p></o:p></span></div>
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-oo_2pcLCo0s/URuC0i2ln2I/AAAAAAAAAGU/8YbvXC0jtzs/s1600/DSC_5617.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="214" src="http://3.bp.blogspot.com/-oo_2pcLCo0s/URuC0i2ln2I/AAAAAAAAAGU/8YbvXC0jtzs/s320/DSC_5617.JPG" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Cercare di guardare questa realtà senza quei famosi occhiali è difficile. Oggi, per esempio, siamo stati a visitare una scuola elementare nel bel mezzo della foresta. Guardavo le aule. Le pareti sono pezzi di legna uniti tra loro da mura di argilla rossa. I tetti sono costituiti da una fitta trama di pali di bambù ricoperti di foglie di palma. I banchi non sempre ci sono. E sono ancora una volta pezzi di legna poggiati su pali piantati nel terreno. Ho visto tre insegnanti per quattro classi. 50 alunni senza quaderni dove prendere appunti. La mancanza di tutto. Poi ho tolto gli occhiali. Ero sempre lì. E ho visto delle aule in mezzo alla natura incontaminata. Ho conosciuto tre insegnanti che,senza ricevere uno stipendio fisso, sono ogni mattina lì a fare lezione. Ho incontrato gli sguardi di 50 alunni desiderosi di imparare senza quaderni ma con l’entusiasmo della curiosità. Ho deciso. Senza l’uso di quelle lenti europee è tutto molto più ricco di senso. Il senso dell’essenziale! <o:p></o:p></span></div>
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<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">L’essenziale. Quello che ci è bastato sabato pomeriggio per cominciare a giocare con i bambini incontrati durante la passeggiata. Non sapevamo come farci capire. Ma chissà come ci siamo riuscite! E alla fine erano loro a far cantare e ballare noi!<o:p></o:p></span></div>
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<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Ho messo via questi occhiali. Chiusi nel cassetto. Lo sguardo è più limpido. Il cielo più stellato!<o:p></o:p></span></div>
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<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Buonanotte…<o:p></o:p></span></div>
solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-32226278292825702852012-03-08T10:23:00.000-08:002013-02-13T04:14:42.171-08:00DENTRO 7 febbraio 2012<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Sono appena tornata dalla bottega del sarto. Sono le 22:00. Qui a Rungu c’è ancora chi lavora. Fuori è buio pesto. Nella bottega anche. A parte la luce circoscritta di due torce. Una illumina la macchina da cucire del maestro, l’altra permette all’apprendista di lavorare a mano. Mi guardo intorno, per quel poco che riesco a scorgere. Stoffe sgargianti, fili colorati, mani all’opera, clienti in attesa che chiacchierano. Non si vede nulla al di là del mio naso. Penso che si incredibile! Come possono loro, mi dico, intessere le trame della loro vita così difficile, con la stessa semplicità con cui ricamano al buio gli abiti della festa? Come possiamo noi, mi dico, lamentarci se per un’ora del pomeriggio ci hanno staccato la corrente elettrica per dei lavori nel quartiere? <o:p></o:p></span></div>
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-Jx2m1SBkyCc/URuDRD_ni2I/AAAAAAAAAGc/4e5U6cVmmaE/s1600/DSCN4843.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-Jx2m1SBkyCc/URuDRD_ni2I/AAAAAAAAAGc/4e5U6cVmmaE/s320/DSCN4843.JPG" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Non lo so. Penso solo a custodire tutte queste emozioni. Nello stesso momento in cui lo faccio il mio pensiero corre a chi è lontano. A chi non può afferrare questa estrema semplicità racchiusa in un angolo di foresta equatoriale. A chi non può sentire la brezza calda della sera congolese sulle guance. A chi non può percorrere 5 km di strada polverosa e rossa per raggiungere un panorama mozzafiato, come può essere un fiume dalle rive ricche e rigogliose. </span><br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-wvBEPNXNsWQ/URuDmu3TYRI/AAAAAAAAAGk/PmNKeVdP1BI/s1600/DSCN3689.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-wvBEPNXNsWQ/URuDmu3TYRI/AAAAAAAAAGk/PmNKeVdP1BI/s320/DSCN3689.JPG" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">A chi non può vedere minuscoli bambini giocare in quelle acque verdastre su piroghe di legno di palma. A chi non può vedersi affiancare e sentirsi prendere la mano dallo stesso bimbetto che alla via crucis della scorsa settimana aveva fatto di tutto per stringertela. A chi non può salutare la gente sulla soglia della propria capanna e sentirsi augurare una buona giornata. A chi non può incrociare donne e bambini che trasportano in equilibrio sulla testa ceste di legna o vasche colme d’acqua. A chi, in un’aula piena di crepe, non può vedersi circondare da 50 bambini senza scarpe ma con gli occhi curiosi, il sorriso luminoso e le manine tese per sfiorare le tue braccia bianche e vedere se questo colore è cancellabile. A chi non può assistere all’incredibile scenetta che ha come protagonisti tre bimbetti che si chiamano tra loro alla tua vista, si alzano in piedi, saltellano e aspettano, aspettano il momento esatto perché tu sia abbastanza vicina per sentirli dire in coro “Bonjour demoiselle!” con tutto il fiato che hanno in corpo. Ma penso anche a me che ci sono e non sono ancora del tutto consapevole di esserci. Di essere qui e di vivere sulla mia pelle color del latte una fetta della vita di chi ha invece quella di color cioccolato.<o:p></o:p></span></div>
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<span style="font-family: "Comic Sans MS"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Sorrido ripensando a tutto. Spengo la mia torcia. Stendo le gambe. Tiro giù la zanzariera. Tendo l’orecchio: fuori c’è il canto dei grilli, dentro il canto del cuore.<o:p></o:p></span></div>
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solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-38802755907964289372012-03-04T09:36:00.000-08:002013-02-25T07:29:59.400-08:00Una domenica come tante<div class="MsoNormal">
Stamattina una nebbia avvolge la foresta . Una nebbia sottile, come una piccola pioggerella che scende dai rami. </div>
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-_hgX5k72gWg/USuDZg9oviI/AAAAAAAAAHE/yesm4Md1jTw/s1600/IMG_0109.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-_hgX5k72gWg/USuDZg9oviI/AAAAAAAAAHE/yesm4Md1jTw/s320/IMG_0109.JPG" width="240" /></a></div>
È domenica . Giorno di festa. La gente non resta a dormire un po’ di più. A stendere le gambe dopo una settimana di duro lavoro. Sono già in piedi. Giovani e non. </div>
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Alle 7.00 suonano le campane della chiesa. Si va tutti a pregare. La celebrazione è in lingala, dunque non ho capito granchè… Ogni tanto incrocio gli occhi di un bimbo. Alza la manina e mi sorride. Guardo giù lungo la navata. Volti scuri. Vestiti sgargianti. I vestiti della festa. Consunti ma puliti. Un po’ di vento fresco entra dalla porta laterale. L’incenso si spande per la chiesa e i canti al ritmo dei tamburi rallegrano lo spirito.</div>
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È difficile descrivere come ci sente quando, a pochi minuti della fine, la maggior parte della gente si volta sorridendo verso il banco dove siamo sedute. Ci guardano e aspettano. Il sacerdote sta dicendo qualcosa. Cosa?Parla di noi! Ci invita ad andare sull’altare per presentarci. A chi? Ad una platea di sconosciuti. Di persone che vivono in questo luogo così diverso da casa mia. Di uomini dalla pelle scura e dalle mani callose. Di donne con acconciature elaborate e bimbi allacciati sulla schiena. Di ragazzi e ragazze che non so come vivono la loro giovinezza. Di bambini e bambine curiosi e innocenti. Tutti ci cantano il benvenuto e ci dicono grazie al ritmo del battito delle mani. Saluto e il mio <i>merci </i>si perde tra i suoni. Il mio sguardo si posa su quei volti e le lacrime fanno capolino. Sono davvero qui. Fra questa gente. L’imbarazzo mi abbandona e sorrido. In fondo è solo un benvenuto. Quello che spetta ad un ospite. Un ospite come tanti. In una domenica come tante.</div>
solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-41274307562133624142012-03-02T09:23:00.000-08:002013-02-25T07:32:40.147-08:00Due mani non bastano<div class="MsoNormal">
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-rK3zDNJ2hk0/USuDsEHji_I/AAAAAAAAAHM/Oo5_OOC_sdo/s1600/DSCN3423.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://4.bp.blogspot.com/-rK3zDNJ2hk0/USuDsEHji_I/AAAAAAAAAHM/Oo5_OOC_sdo/s320/DSCN3423.JPG" width="320" /></a></div>
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-DEoXcgvAfxc/USuD_D5oLYI/AAAAAAAAAHU/mORfnmtpYIo/s1600/DSCN4937.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-DEoXcgvAfxc/USuD_D5oLYI/AAAAAAAAAHU/mORfnmtpYIo/s320/DSCN4937.JPG" width="320" /></a>Il cielo è grigio. Non sono riuscita ancora a vederlo azzurro. Con la stagione delle piogge si schiarirà, mi dicono. Aspetterò. Qui fuori si torna in bici dal campo, si corre dietro a ruote di ferro spinte con i bastoni, si creano archi con i rami, ci si rincorre e alla vista di una macchia colorata dalle braccia e il viso bianco, si alza timidamente una mano per salutare.</div>
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Stamattina come ormai d’abitudine, alle 8 mi sono seduta fuori sulla veranda e ho assistito incantata ai balli d’apertura della scuola materna! Come urlavano e saltavano! Ad un certo punto è arrivata una mamma che dopo essere scesa dalla bici ha lasciato scivolare giù uno alla volta i tre piccoli che trasportava. È lo scuolabus di Rungu! Oggi però abbiamo avuto uno spettacolo tutto per noi…finalmente abbiamo abbandonato la veranda e siamo andati nelle aule…e come dice qualcuno..un sol grido si levò “soyez benvenues mes amis!” . Un coro di vocine delicate. Cuori puri e felici. Ci è mancato poco che scoppiassi a piangere davanti a loro! Che buffa sarei apparsa! Cento volte più di quanto già non lo sia!</div>
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Dopo durante un incontro con gli insegnanti in cui abbiamo mostrato del materiale didattico ho vissuto un momento di turbamento e oserei dire vergogna . Bè, sollevare la carta tematica dell’Africa in cui c’è la situazione economica di tutti i Paesi e notare che la RD del Congo ha PIL pari a zero perché tutte le sue materie prime sono esportate da multinazionali del cosiddetto mondo sviluppato da cui io provengo..non è affatto piacevole! Chissà cosa pensano di me, mi dicevo. Ma come sempre viene fuori qualche frase detta al corso di formazione e si cerca di gestire al meglio la situazione interiore…</div>
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Sono tornata da poco dalla via crucis che si è tenuta nel quartiere e recitata in lingala, la lingua del posto. Non eravamo in tanti a formare la processione ma si respirava una profonda pace e armonia. Tanti erano i bambini. Ipiù grandi con in spalla i piccini. Qualcuno con il nasino sporco. Un altro a stringersi sul pancino la camiciola senza bottoni.E poi, inevitabilmente,ogni mia mano ne stringeva un’altra, minuscola e nera. Il sudore impediva una presa salda ma nessuno dei due desisteva. Ad un certo punto, il bambino che camminava avanti a me e che mi riempiva di sorrisi, ha approfittato di un momento in cui avevo lasciato la mano del mio compagno di sinistra, per infilarci in mezzo la sua! Quindi avevo due mani ma ne stringevo tre. E allora ho pensato che due mani non bastano…</div>
solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-82384031863052655102012-02-29T09:45:00.000-08:002013-02-25T07:37:13.115-08:00Bonjour demoiselle!! 28febbraio2012<div class="MsoNormal">
I grilli stanno a cantare fuori e le zanzare svolazzano qua dentro…spero che si fermino solo a svolazzare e che si tengano lontane…Vi scrivo dalla mia nuova casetta. Di fronte alla veranda gli alberi, il colore che vedo dalla mia camera è il verde, il mio giardino è la foresta!! Sono a Rungu, un piccolo villaggio nel nord -est della Repubblica Democratica del Congo. Sito tra due fiumi, è un luogo davvero ancestrale. Lucertole, pangolini, scimpanzé , coccodrilli, gorilla… è il loro regno!</div>
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-ewi0N8emR7c/USuEdt0sGqI/AAAAAAAAAHc/e4L-c-F_x5g/s1600/DSCN7538.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-ewi0N8emR7c/USuEdt0sGqI/AAAAAAAAAHc/e4L-c-F_x5g/s320/DSCN7538.JPG" width="320" /></a></div>
In questo posto fatto per la natura selvaggia ci vive un popolo che imparerò a conoscere ascoprire giorno dopo giorno. L’avventura è iniziata!</div>
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Stamattina ho visto delle donne caricarsi le ceste sulla testa ed andare per i campi a raccogliere la manioca…dietro legato il figlioletto! Comodo lui , avvinghiato alla sua mamma!</div>
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Due metri più in là, sulle sponde del fiume,altre donne chine a lavare i panni. Chiazze di colore sul verde scuro delle acque.</div>
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Ogni passo che ho fatto è stato accompagnato da un Bonjour o da uno <i>Mbote</i>, che in lingala, la lingua del posto, è il nostro buongiorno. Chiunque ci vedesse non poteva non fermarsi a stringerci la mano. Perfino in ospedale dove uno è preso dai suoi malanni, può sorridere e sollevarsi per dirti <i>Ca va</i>? Qui si. In Italia non credo. Mi sono ritrovata a chiedermi il perché lo facciano, cosa pensano che io sia venuta a fare, cosa passa nella loro testa decorata da riccioli scuri? Non lo so. Non lo so ancora almeno. Ho solo notato che oggi mi sono vista allo specchio più bianca del solito! Addirittura più bianca?? Ma certo ! Qui le sfumature sono tante ma non più chiare del caffè! Chissà come dobbiamo sembrare bizzarri ai loro occhi.</div>
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Un infermiere ha detto <i>Grazie per essere venute qui. Non è facile che dal vostro mondo arrivi qualcuno di</i> <i>così giovane</i>. Bè, io direi grazie per il giovane ma aspetta a ringraziare…non so cosa potrò fare!!!</div>
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-ADmcgeJIHdg/USuFDyBlGrI/AAAAAAAAAHk/Xc3VFKsPL2w/s1600/IMGP0009.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://4.bp.blogspot.com/-ADmcgeJIHdg/USuFDyBlGrI/AAAAAAAAAHk/Xc3VFKsPL2w/s320/IMGP0009.JPG" width="320" /></a>Stamattina siamo state state un po’ sedute sulla veranda che dà di fronte ad una scuola materna. Le otto del mattino e quei minuscoli ometti e donnine in divisa blu saltavano e cantavano scatenati guidati dalla maestra con l’abito sgargiante a tamburellare il ritmo!! Che vitalità! Eh ma oggi qualcuno si è distratto. Ci ha viste e anziché proseguire per raggiungere l’aula, si è fermato a sbirciare. Chi dietro la siepe, chi spingeva il compagno a farsi avanti, chi salutava timido…macchie bianche e blu curiose e giocose!</div>
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L’emozione più forte è stata essere circondata da tanti bambini!!! Proprio quelle scene da film! Am mille e mille volte più bella!!! Ero io ad essere afferrata a salutata <i>Bonjour demoiselle!!! </i> Piccolini che tornavano dall’asilo. Correvano e facevano a gara per stringermi la mano! Che saluti! Tanti occhi liquidi e scuri sorridenti! Che gioia!</div>
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È ancora presto per dire di più. Anche se è già tanto.</div>
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Buonanotte</div>
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<span style="text-transform: uppercase;"> </span> </div>
solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6372110983562431493.post-67683179033190380932012-02-27T11:50:00.000-08:002013-02-25T07:38:58.548-08:00Mondeleeeeeeeeeee!!<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Sono arrivata!!! Saluto veloce per dirvi che va tutto tres bien!! Il francese è ovunque!!</span><br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-LqKlitgEUAo/USuFedI2uKI/AAAAAAAAAHs/x2ZeYBtCXoc/s1600/IMG_0365.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://2.bp.blogspot.com/-LqKlitgEUAo/USuFedI2uKI/AAAAAAAAAHs/x2ZeYBtCXoc/s320/IMG_0365.JPG" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">La foresta intorno a me..ma sapete quando ho visto davvero l'Africa??? Quando i bambini che ci vedevano passare in jeep correvano e urlavano sorridenti "MONDELE!MONDELE!" Bianco, bianco!! Ci hanno riconosciuti e ci hanno accolti!! C'est l'Afrique!!</span>solstiziodestatehttp://www.blogger.com/profile/15234156107360283960noreply@blogger.com0