martedì 23 ottobre 2012

COMPAGNI DI VIAGGIO


 Rungu, 23 ottobre 2012

Oggi lascio che a parlare sia una persona speciale. Una simpatica e energetica signora nata nel 1937! È una delle mie compagne di questa incredibile avventura… Ha scritto questa lettera per ringraziare i suoi amici per ricordare un’occasione particolarmente degna di nota…! Grazie per il tempo che dedichi a me e a tutti noi!  
Vai Mariaaaaaaaaa!!!                                                             

“A proposito di tempo, sapete che ho festeggiato i miei 30 anni in Congo? Mi sembra ieri quando appena arrivata ho iniziato a lavorare all’ospedale “La Visitation” e lo smarrimento era il mio unico compagno. Piano piano la consapevolezza della mia scelta mi ha riempito di coraggio e come vedete sono ancora qui, con l’unico rimpianto di non essere arrivata prima!

Posso dire di avere visto nascere, crescere e anche morire tantissime persone, ognuna delle quali ha lasciato un segno nella mia vita. Ho incontrato tante difficoltà legate alle differenze culturali. Ancora adesso, per esempio, per molta gente è difficile accettare una malattia o addirittura la morte senza addossare la responsabilità del male ricevuto ad una persona di cui si riesce a conoscere l’identità facendo ricorso al culto tradizionale dello stregone.

Nonostante i tanti ostacoli che ho trovato per la strada, resta però la gioia dei ricordi custoditi negli anni passati tra le sale dell’ospedale.

I sorrisi stanchi delle neo mamme.

Le manine minuscole dei due gemelli, uno più scuro dell’altro, nati prematuri.

Gli sguardi vivaci dei bambini che dopo una violenta crisi malarica ritornano pronti per le loro marachelle.

I consigli che ho dispensato e quelli ricevuti dalle signore dalla pelle grinzosa, vecchie prima del tempo, spossate dal lavoro nei campi.

Le numerose volte in cui mi è stato chiesto di dare il Battesimo a un bebè troppo debole per sopravvivere , meno ancora capace d’aggrapparsi al seno della mamma già rassegnata a perderlo e il cuore che mi si stringeva dalla sofferenza ma che , in alcune miracolose occasioni, ha potuto anche gioire di una ripresa insperata. E c’è chi tra queste mamme viene poi a trovarmi spingendo avanti a sé quel bambino. Come a dire  “ Eccolo, guarda. È ancora qui!”.

Le visite ai bimbi del Centro Nutrizionale, sempre così imprevedibili, volubili, quasi adulti nel modo di fare, cresciuti troppo in fretta, impegnati a cercare un affetto che non trovano e a sopravvivere alla fame. Questa è una battaglia che spesso scopro che hanno vinto. Mi capita, infatti, di camminare per le strade dalla polvere rossa e fangosa e di ritrovarmi a rispondere al saluto di un ragazzino “ Bon jour demoiselle Maria!”. Un attimo per riconoscere dietro quelle braccia robuste che stringono dei quaderni consunti , uno di quei pazienti che temevamo di perdere. Adulto adesso. Alcuni li abbiamo visti frequentare la scuola materna, passare alle elementari e venire a chiedere lavoro per pagarsi il liceo e perché no, anche l’università.

C’è anche chi, proprio una settimana fa, ha fatto la sua promessa di fede, entrando nella congregazione dei Padri Comboniani e partirà per la sua missione in Perù. Una festa grande e sentita da tutta la gente. Si dice bene che qui i figli sono di tutti! Anche miei, che ho una pelle di un altro colore! Le differenze spariscono quando gli eventi della vita ci rendono compagni di viaggio e ci ritroviamo insieme a condividere le gioie e la voglia di vivere .

Parlando di viaggi, proprio lo scorso maggio si è presentata una piacevole occasione per ritornare ad avventurarmi come non mi capitava da tempo. La nostra comunità è stata invitata a prendere parte alla conclusione del lutto per la morte dello chef di Babagu, un villaggio che dista 65 km da Rungu. Spostarsi in moto per le strade dissestate di questa provincia, è stata un’impresa non da poco anche per una spericolata come me! La foresta da spartitraffico, la pioggia ad appesantire i nostri zaini, il fango e le buche a rallentarci il cammino e a costringerci a smontare e a procedere con l’acqua fino alle caviglie. Ma è stato anche un viaggio animato dai saluti degli abitanti delle capanne sparse lungo il margine della strada. Le corse dei bambini stupiti dal passaggio di quattro moto e quattro europee. Le grida di benvenuto in lingua locale di chi mi ha riconosciuto dopo tanti anni. Un tempo, quando le strade lo permettevano, insieme a Georgine, avevamo l’abitudine di fare catechesi e di distribuire la Comunione anche fuori dalla nostra parrocchia, per questo a Babagu ho ritrovato gente che mi conosceva. Mamma Leontine, per esempio, che non smetteva più di abbracciarmi e che ha insistito che accettassi come dono uno dei suoi polli. La semplicità di questa gente nel dimostrare il suo affetto non potrò mai dimenticarla.

La nostra piccola missione di ministre straordinarie continua anche adesso, ma solo nei quartieri di Rungu. Ogni domenica pomeriggio, indossiamo i nostri sandali consunti ma solidi e ci addentriamo nei quartieri per scambiare due chiacchiere con i malati, con gli anziani, con gli amici di un tempo e con i nuovi arrivati, magari profughi che hanno fuggito la guerra dell’est del Paese. L’ospitalità non manca mai. Anche l’onore di entrare nelle loro case. Non è abitudine qui restare tra le mura di una capanna. La vita si svolge sempre fuori. Nei campi, per le strade, in foresta. Avere il permesso di entrare all’interno di quello che è il cuore della famiglia è un gesto che mi fa sempre tanto piacere ricevere.

Al centro di tutto questo c’è la mia vita in comunità. Una vita fatta di condivisione quotidiana e di incontri speciali. Preti, frati, suore, laici, giovani, madri, padri, zie, provenienti da ogni parte del mondo. Gente che per un po’ della sua vita ha condiviso un pezzo del suo viaggio con me. Adesso, per esempio, ospitiamo tre giovani collaboratori : due ragazze che stanno per terminare il loro anno di Servizio Civile e un agronomo che segue un progetto sulla biodiversità forestale. Averli tra di noi rappresenta uno stimolo tutto nuovo e brioso che ci permette di ritrovare la nostra giovinezza e la nostra voglia di vivere, sempre all’insegna della missionarietà!

E dalla lontana Italia? Ci siete voi. Tutte quelle persone che ci sostengono con l’affetto, la preghiera, la generosità e l’entusiasmo, tutti fattori che ci rendono felici della nostra scelta e grati per il sostegno ricevuto!”