lunedì 27 agosto 2012

DI TUTTI E DI NESSUNO


È domenica. La chiesa è piena di colori, di odori, di suoni. Fa caldo. Il sole è già alto nel cielo. Siedo tra la gente. Lascio che la mia mani dalla pelle chiara stringano nel segno della pace quelle cioccolatose del mio vicino.
Un bimbetto discende la navata. Dove va così deciso? Si ferma in direzione della panca dove sono seduta io. Si fa spazio tra le gambe dei miei vicini e si accoccola sulle mie. Senza dire una parola. È sudato. Mi si stringe addosso. Lo tengo stretto. Si addormenta. La donna che è alla mia sinistra gli asciuga la fronte. Mi sento come una delle tante mamme che durante la messa prende con sé il bimbo di un’altra. Quando lui ha fame lo passa a quella seduta dietro che lo allatta coprendosi con dignitoso pudore. I bimbi sono di tutti. Oserei dire di tutti e di nessuno. A volte. Una volta ho incrociato un microscopico ometto che camminava lungo la strada solo. Piangeva  ed ad intervalli si accovacciava a terra. Scottava. Aveva la febbre alta. Torna a casa da scuola. Troverà qualcuno  che si occuperà  di lui? Fratelli, parenti saranno ai campi, torneranno nel tardo pomeriggio e prepareranno il riso con le foglie di manioca. Un menù fisso che comporta dei problemi legati alla malnutrizione. È questo che induce tanti piccoli a recarsi al centro nutrizionale dell’ospedale.
Occhi spenti. Sorriso inesistente. Pianto isterico. Quando ci sono stata la prima volta non sapevo cosa fare. Vedere questi bimbetti sudici, magri, inattivi mi ha stretto il cuore. Ma sono stati loro stessi a coinvolgermi. A tendermi le manine e a dirmi cose incomprensibili. Adesso quando li guardo e conosco la loro storia leggo non solo la fame del corpo ma anche quella dello spirito. Spero che il nostro sorriso e i nostri giochi in lingua mista calmino il loro appettito e la loro sete d’affetto.

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