Il ritmo martellante della pioggia che questa notte ha fatto
da colonna sonora ai sogni della gente di Rungu cadendo sulle capanne, sugli alberi e sulla terra, è
stato sostituito dal dolce canto degli uccellini tessitori.
Socchiudo gli occhi. Questa luce mi acceca. Sembra che
l’acqua abbia lavato e lucidato tutti i colori che brillano in tutta la loro
vivacità. Il verde dei grandi alberi, il rosso della polvere, il giallo del
sole che riluce, perfino il profumo della brezza calda sembra visibile. Mi
passa tra i capelli e mi riporta alla memoria un’altra terra, la mia.
È stata un’estate diversa questa. Niente mare. Niente scarpe
da vendere, né clienti da accontentare. Niente grappoli d’uva violacea e fichi
d’India dai colori sgargianti. Nessun falò sulla spiaggia. Nessun giro fra le
bancarelle dei mercatini. Nessun interludio in una terra magica come l’Albania.
È stata un’estate ricca di emozioni. È stata un’estate in
cui ho messo in saccoccia un mucchio di nuove esperienze ed ho imparato una
diversa sfaccettatura di significato di tanti verbi.
CONOSCERE tanta gente.
TRADURRE canzoni e filastrocche.
APPRENDERE come la morte può essere subdola ma al contempo
prevedibile.
PESARE chili e chili di carne di maiale e pesce secco
salato.
SOPPORTARE il prurito dovuto a 3 grosse punture d’insetto.
IMPARARE a dire cose
che non avevo mai detto.
CERCARE di far ridere
con una battuta in una lingua mista 100 insegnanti venuti per la formazione.
INGOIARE il disprezzo che ho sentito in alcuni sguardi.
FOTOGRAFARE la pelle di un lungo serpente che ho trovato
sulla mia strada.
PROVARE la delusione per il mancato arrivo di una persona
tanto attesa.
GIOCARE con le bolle di sapone.
TRATTENERE le lacrime davanti ai ringraziamenti e ai sorrisi.
ABBASSARE le spalle, impotente di fronte ad un virus
dilagante.
SORRIDERE emozionata nell’aprire un pacco inviatomi dalla
mia famiglia e a leggere il nome della mia città su un pacco di “frise”.
COSTRUIRE cubi di carta.
COMINCIARE a capire
quanto una colonizzazione prima e una dittatura poi possano marchiare
indelebilmente un Paese.
SENTIRMI dire cose che non avrei mai immaginato di meritare.
PASSEGGIARE con il cuore che batte all’impazzata nel petto.
VEDERE con profonda tristezza una bambina nascondersi
spaventata da quell’uomo bianco di cui le cantano come a me cantavano “la
daremo all’uomo nero!”
PENSARE a chi non è con me anche se vorrei tanto che ci
fosse.
ABBRACCIARE chi invece c’è ed è pronto a ricambiare il mio
sguardo.
GUSTARE dopo mesi e con un piacere tutto nuovo la crema al
cioccolato.
PIANTARE cipolle sotto il cielo africano.
RICORDARE con affetto l’esperienza di un anno fa.
VIVERE senza troppe pretese ogni singolo giorno con la
certezza di esserci in mezzo con tutta me stessa.